LA SENTENZA OPEN ARMS, IL PROCESSO POLITICO A SALVINI: L’APPELLO POST-SENTENZA DEL MINISTRO NORDIO

A differenza di quanto affermato dal presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, la sentenza Open Arms sull’assoluzione di Matteo Salvini («perché il fatto non sussiste») per il Ministro della Giustizia Carlo Nordio è la plastica conferma di quanto serva giungere alla separazione delle carriere tra pm e giudici. Per il sindacato dei magistrati, la sentenza di Palermo ha ribadito l’assoluta «indipendenza» e «imparzialità» della categoria, mentre il processo con imputato il leader della Lega per sequestro di persona non è stato affatto un «procedimento politico».



A queste parole pronunciate dalla nota dell’ANM “risponde” indirettamente oggi il Ministro Nordio, intervistato dal “Messaggero” proprio sul tema della riforma della giustizia invocata dal Governo Meloni dopo l’assoluzione del Ministro dei Trasporti: sebbene il Guardasigilli riconosca che il risultato finale del processo confermi come la stragrande maggioranza della magistratura lavora applicando le leggi «prescindendo dalle idee politiche», la sentenza su Salvini arriva alla fine di un processo che «non si sarebbe neanche dovuto cominciare». Nordio è convinto infatti che ad esempio, qualora fosse davvero necessaria proseguire nelle indagini su un mero atto politico, lo sarebbe dovuto fare allora anche con l’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma questo non è avvenuto. Anzi, secondo il Ministro della Giustizia ancora sul “Messaggero“, bisognerebbe ragionare seriamente sul risarcire le persone che finiscono nel caos mediatico e burocratico per processi giudiziari «perdendo la salute, i risparmi e magari il posto di lavoro perché qualche pm non ha riflettuto sulle conseguenze della sua iniziativa avventata». In poche parole, secondo Nordio la riforma della giustizia che possa rilanciare la piena responsabilità dei magistrati nei casi di errori giudiziari gravi non è un tema da escludere.



DOPO OPEN ARMS DA DOVE RIPARTIRE: SEPARAZIONE CARRIERE, RIFORMA GIUSTIZIA E…

Arrivare ad applicare in Italia il principio della separazione delle carriere nei magistrati non è uno “scandalo” come denunciano le opposizioni e la stessa ANM ormai da anni: secondo ancora il Ministro Nordio, si tratta di un principio giusto che adottano già moltissimi Paesi in tutto il mondo. La magistratura è sacrosanto che sia indipendente dalla politica, ma deve valere anche il contrario: riprendendo il processo Salvini, in caso di condanna la sentenza doveva essere definitiva al terzo grado per poter cambiare qualcosa della vita politica del Ministro (e del Governo annesso), non sarebbe dovuto intervenire alcuna pressione eventuale. Invece l’intento di “arma politica” secondo Nordio viene spesso agitato da una piccola parte della magistratura italiana: inaudito, accusa il Guardasigilli, che alcuni giudici scioperino per una decisione del Governo su una riforma costituzionale secondo le regole della Carta, «non è un colpo di Stato, solo la verità del Signore è eterna».



Arrivare a separare le carriere tra magistrati giudicanti e pm dovrebbe garantire ancora di più la terzietà del giudizio, mentre secondo il presidente ANM Santalucia la sentenza su Salvini dimostra l’esatto contrario, ovvero che quella terzietà già e presente e dunque è uno scandalo politico il tentativo del Centrodestra di riformare così la giustizia. Lo scontro insomma permane ed è destinato a proseguire almeno per la prima parte del 2025, dato che il processo della riforma sulla separazione delle carriere è atteso dalla doppia lettura di Camera ae Senato entro l’estate (con il primo via libera atteso a fine gennaio, ndr). Si profila molto probabilmente un referendum dato che difficilmente la riforma avrà i due terzi necessari del Parlamento, ma a quel punto la sfida sarà ancora più diretta in quanto saranno i cittadini nelle urne a definire al meglio quale sia l’esatta “contezza” dei problemi giudiziari al di fuori della querele politica tra Governo e magistrati.