NORDIO SPIEGA DOVE I MAGISTRATI DI ROMA AVREBBERO SBAGLIATO SUL CASO ALBANIA: “UNA SENTENZA ABNORME”

È tutto ancora una lunga onda della sentenza clamorosa del Tribunale civile di Roma sul caso dei migranti trasportati in Albania, con il Ministro della Giustizia Carlo Nordio che già a caldo aveva definito la decisione della sezione immigrazione della Capitale come «abnorme» e con poteri “esondati” dei giudici su un tema prettamente politico. Oggi a “La Repubblica” non “lascia” e anzi “raddoppia” il carico della posizione governativa sul caso albanese, in vista del CdM straordinario di lunedì. «Non è una polemica contro la magistratura ma contro un tipo di sentenza che non solo non condividiamo ma riteniamo addirittura abnorme»: così Nordio durante un convegno a Palermo, concetto ultra ribadito nella chiacchierata con la collega Liana Milella.



Il tema è quello dei Paesi sicuri, con i giudici di Roma che richiamando la sentenza della Corte di Giustizia Ue hanno definito illegittimo il trasferimento dei clandestini nel cpr in Albania: per il Guardasigilli non può essere la magistratura a definire se uno Stato è più o meno sicuro e di conseguenza se il migrante in fuga da esso possa definirsi legittimo di asilo o meno. Si tratta di una decisione altamente politica e su cui si giocano le politiche migratorie legittimo di ogni Stato sovrano: così avevano spiegato Meloni e Salvini a caldo dopo la sentenza, così rintuzza Nordio spiegando però nel dettaglio il perché di tale posizione. «La sentenza della Corte Ue non è stata disapplicata da noi, ma male interpretata dai nostri giudici», sottolinea il Ministro a “Rep” rilevando come il fatto di definire uno Stato “sicuro” non può spettare a dei giudici, ma resta una valutazione politica confrontata con il diritto internazionale.



Sempre dalla Sicilia il Ministro Nordio aveva anche ribadito che in questo modo (parte) della magistratura rischia fortemente di «esondare i propri poteri» e per questo annunciava provvedimenti legislativi ad hoc dopo quanto avvenuto sul caso Albania: tradotto in parole politiche, nel Consiglio dei Ministri convocato d’urgenza dalla Presidente Meloni dovrebbe giungere un nuovo decreto legge per rendere “primaria” l’indicazione dei Paesi sicuri, e non più “secondaria” come avvenuto finora e sulla quale si basava l’accordo Italia-Albania sul cpr gestito da forze italiane su suolo albanese. La stessa giudice della sezione immigrazione di Roma Silvia Albano, nonché presidente di Magistratura Democratica, aveva spiegato che la norma del Governo doveva sottostare a leggi e normative Ue nel motivare quella che poi sarebbe divenuta la sentenza della discordia di venerdì scorso.



PD CHIEDE DIMISSIONI DI NORDIO, LA REPLICA DEL MINISTRO. PRONTO DECRETO IN CDM: COME CAMBIERÀ LA NORMA SUI MIGRANTI

Il Partito Democratico e le altre opposizioni di sinistra chiedono al Ministro Nordio di dimettersi dopo le dure parole sul caso Albania, ma è in primis il Guardasigilli a difendersi oggi su “Repubblica” sottolineando come dal Centrosinistra hanno diritto di chiedere qualsiasi cosa, «Loro facciano del loro peggio, che noi faremo del nostro meglio». Resta il tema di fondo, ovvero che la magistratura deve comprendere bene anche le leggi Ue, che ad esempio spiegano con la sentenza della Corte Europea che spetta allo Stato la “patente” sui Paesi sicuri, e non ai giudici. Nordio ripete più volte che il Governo Meloni, sebbene in guerra continua con parte della magistratura, non vuole imporre nulla se non quanto stabilito dalla legge: «il giudice dev’esser solo la bocca della legge». Se non è così, si arriva all’interferire con il potere legislativo dello Stato, quello sì espressione di volontà popolare al quale risponde con le Elezioni.

L’ANM assieme alle opposizioni si solleva contro Nordio e contro i provvedimenti legislativi del Decreto che ora attende il prossimo CdM: il Ministro della Giustizia ha anticipato come lo studio della materia sia in esame ma che cambierà proprio la parte sui Paesi sicuri, ma anche il meccanismo delle domande di asilo e dei ricorsi. L’idea è comunque confermare l’impianto dell’accordo con l’Albania che ha suscitato apprezzamenti a livello europeo, da Von der Leyen a Scholz fino all’Europa del Nord: il Ministro Nordio resta però fermo su un punto chiave, ovvero il ruolo effettivo della magistratura dove ha tra l’altro partecipato attivamente per quasi 40 anni da procuratore. È la politica che deve intervenire laddove vi siano temi strettamente politici su quali poi la volontà popolare ha l’ultima parola con il voto, specie se «la magistratura esonda dai suoi poteri, come in questo caso, attribuendosi delle prerogative che non può avere».