La separazione delle carriere è uno dei progetti di riforma che Carlo Nordio, ministro della Giustizia del Governo di Giorgia Meloni, sta portando avanti. “È una misura consustanziale al processo accusatorio Vassalli, che noi avevamo introdotto nell’89. È un processo accusatorio firmato da un decorato della resistenza, quindi non un fascista, che ha sostituito un codice firmato da Benito Mussolini. In tutti i codici ispirati al principio di Vassalli, cioè il codice accusatorio, le carriere sono separate”, ha affermato in una intervista a Libero Quotidiano.



La sua idea, tuttavia, ha riscosso delle critiche. “L’obiezione principale è che verrebbe vulnerata l’unità, la cultura della giurisdizione tra Pm e giudice, se si separassero. La cultura della giurisdizione non c’entra però nulla perché la giurisdizione è un tavolo a tre gambe, avvocato, Pm e giudice. È quindi soltanto un alibi mentale”. Ma ci sono anche altre perplessità. “Che il pm passerebbe sotto l’esecutivo; e anche questa è una grande assurdità. Negli Stati Uniti il public prosecutor è addirittura eletto e nel Regno Unito è l’avvocato dell’accusa e non è il capo della polizia giudiziaria”.



Nordio: “Separazione carriere non consente benefit”. La risposta alle critiche

Carlo Nordio, da parte sua, ha le idee chiare sul perché in molti nella magistratura non vogliono accettare la riforma della separazione delle carriere. “La ragione di fondo per la quale ci si oppone è che si vogliono mantenere il potere e i benefit che ci sono, interscambiando le carriere le une con le altre. Se il Pm da domani può decidere di andare a fare il giudice, è un beneficio professionale che non tutti hanno e che dovrebbe essere compensato”, ha sottolineato.

A tal proposito, precisa: “Anche questo è un obiettivo che fa parte del governo, richiede sicuramente dei tempi maggiori. L’unità delle carriere e la composizione del CSM che ne deriva, sono scritti nella costituzione e quindi andrebbe fatta una riforma costituzionale che richiede tempi più lunghi”.