CARLO NORDIO VOTERÀ SÌ AI REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA
«Con il Sì ai Referendum del 12 giugno 2022 si inizierà a correggere i guai della giustizia italiana»: a parlare è Carlo Nordio, magistrato in pensione e tra i fondatori del comitato “Sì per la Libertà, Sì per la Giustizia” in favore dei 5 Sì ai quesiti referendari di metà giugno.
Così come oggi un altro membro del comitato pro-Referendum, il docente e giurista Giovanni Guzzetta, per Nordio la giustizia italiana deve essere riformata da cima a fondo e un buon “viatico” sarebbero questi 5 punti all’ordine del giorno per il Referendum del 12 giugno. Abrogazione decreto Severino; riforma Csm; valutazione dei magistrati; separazione delle carriere; misure cautelari: su questi 5 quesiti si determina o meno un epocale cambiamento nelle regole della giustizia in Italia. Spiega Nordio a “La Verità”: «l’anomalia più evidente della giustizia italiana è la lentezza del processo, sia in sede civile che penale». Secondo l’ex magistrato di Venezia, sul fronte penale si assiste alle criticità peggiori: «Dall’eccesso di carcerazione preventiva all’arbitrio dell’azione penale esercitata dal pubblico ministero senza limiti né controlli. Dall’invasività delle intercettazioni alle violazioni del segreto istruttorio». Più in generale, sentenzia Carlo Nordio, il problema è il sistema nazionale «sfasciato e contraddittorio», specie da un organismo in teoria al riparo da sospetti: «La contraddizione maggiore è che questa demolizione è stata fatta in gran parte dalla Corte costituzionale dove sedeva proprio il professor Vassalli, il padre di questa legge. Ma c’è di più. Questo codice si è rivelato incompatibile con la Costituzione, nata – come si dice – dalla Resistenza. Il Codice penale invece, firmato da Benito Mussolini e dal re nel 1930, gode ancora di buona salute».
“QUORUM, RIFORMA E GIUSTIZIA”: PARLA L’EX MAGISTRATO NORDIO
«Troppo facile la cella senza processo», è uno dei temi evidenziati dall’ex magistrato Carlo Nordio nella chiacchierata con Fabio Dragoni de “La Verità”: l’abuso delle misure cautelari, uno dei quesiti del Referendum 12 giugno, è un problema centrale, «il paradosso più lacerante è che da noi è tanto facile entrare in prigione prima del processo, da presunto innocente, quanto è facile uscirne dopo la condanna, da colpevole conclamato. Il referendum mira a limitare questi abusi, anche se, essendo abrogativo, non può introdurre soluzioni nuove».
Csm e separazione carriere, altri due punti nodali che andrebbero riformati al più presto secondo l’ex magistrato Nordio: nel primo caso, «con il Referendum non si intende punire i magistrati ma consentire ai più giovani e ai più liberi di presentare la propria candidatura senza essere sponsorizzati dal clientelismo correntizio». Nel secondo caso invece, il pubblico ministero e il giudice devono essere due mestieri completamente diversi: «In tutti i Paesi dove questo sistema – cosiddetto accusatorio – è in vigore, le carriere sono separate. Basterebbe questo per chiudere la discussione». Secondo Carlo Nordio, ad oggi ha più “paura” che vinca il Sì – e per questo vi sarebbe anche una scarsa informazione a riguardo del voto 12 giugno – «l’establishment dell’Anm ma anche la parte politica più giacobina e conservatrice. Entrambe sono riluttanti a vedere ridimensionato il potere della magistratura inquirente». Infine, chiosa Carlo Nordio immaginandosi un esito non positivo per il quorum, vi è il timore infuso «dalle Procure a politici e mass media. La disaffezione alle urne è ormai fisiologica, e la partecipazione è sempre più scarsa anche alle elezioni politiche e amministrative. E i partiti sono riluttanti a impegnarsi in una competizione che, se non si raggiungesse il quorum, potrebbe esser interpretata come una loro sconfitta».