“LE DIMISSIONI DI TOTI SONO UNA SCONFITTA DELLA DEMOCRAZIA: SONO MOLTO PERPLESSO SUGLI ARRESTI DI GENOVA”: PARLA IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

Le dimissioni di Giovanni Toti da Presidente di Regione Liguria, dopo 80 giorni dall’arresto e dalle indagini senza ancora un solo rinvio a giudizio, «sono una netta sconfitta per la democrazia»: a dirlo è il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervistato dal “Messaggero” al termine di una settimana piuttosto convulsa a livello politico e giudiziario, culminata con le osservazioni della Commissione Europea sullo Stato di Diritto nei vari Paesi Ue che “toccano” su alcuni punti anche le riforme del Governo Meloni.



Ma è sul Governatore del Centrodestra in Liguria che si è dimesso per poter essere rimesso in libertà dopo quasi tre mesi di domiciliari che si concentra una parte importante del ragionamento del Guardasigilli: secondo Nordio infatti è quantomeno “anomalo” che siano stati promossi arresti a Genova per indagini solo anni dopo i fatti e quando è «à petits paquets”, cioè con provvedimenti successivi a breve distanza l’uno dall’altro», riflette il Ministro dicendosi piuttosto «perplesso». Arrivare alle dimissioni per Toti è di fatto una netta sconfitta dell’intera democrazia fondata e basata sulla separazione dei poteri: «chi è legittimato da un voto popolare non ha solo il diritto, ma il dovere di restare in carica anche se sottoposto a un’indagine, che come tante altre può pure rivelarsi infondata». Se non si insiste su questo punto, chiarisce ancora il Ministro Nordio, lo Stato e la comunità arriverebbe a “devolvere” ai magistrati il pieno potere di «condizionare la politica, cosa che purtroppo è accaduta con tangentopoli, e anche dopo».



ABUSO D’UFFICIO E STATO DI DIRITTO, NORDIO SPIEGA PERCHÈ LA “BOCCIATURA” È UNA “FAKE”: “HANNO RICONOSCIUTO IL MERITO DELLA NOSTRA LOTTA ALLA CORRUZIONE”

Sempre al “Messaggero” è ancora il Ministro Carlo Nordio a sottolineare più da vicino quale sia l’obiettivo della sua vasta riforma della giustizia anche davanti alle riflessioni di Bruxelles che non sempre (anzi, quasi mai) condividono l’impianto garantista del “pacchetto Nordio” sui diversi dossier giuridici: parla di «incredibile confusione», di un falso sostanziale quello che ha insistito sulla bocciatura della Commissione Ue nella relazione sullo Stato di Diritto.



In primo luogo, Nordio ricorda come Bruxelles nel maggio 2023 aveva già presentato un pacchetto di norme per irrobustire la lotta contro la corruzione nei singoli Stati membri: «Nella versione originaria essa conteneva “un obbligo di mantenere l’abuso di ufficio, sulla base di un’errata interpretazione delle convenzioni internazionali, che lasciavano agli Stati “facoltá” di introdurre questo reato». Il Governo Meloni però ha proposto la formula per cui «può essere previsto il reato di abuso d’ufficio», approvato all’unanimità dal Consiglio Giustizia e Affari interni il 14 giugno 2024 appena passato. Ebbene, nelle 6 raccomandazioni finali fatte all’Italia dalla Commissione Ue la scorsa settimana (tante quante fatte alla Germania, per intenderci), «non si fa alcun cenno alla necessità di mantenere questo reato che finalmente è stato eliminato, dopo aver prodotto danni incalcolabili». Non solo, sempre secondo la versione data dal Ministro Nordio, l’Ue ha riconosciuto all’Italia il titolo di Stato membro giunto primo nel parametro valutativo dell’efficacia nel raggiungimento dei risultati per la lotta alla corruzione. Non vi è insomma alcuna bocciatura, mentre viene bollata come “ridicola” la posizione secondo cui la riforma Nordio arriverebbe a influenzare l’indipendenza della magistratura con la separazione delle carriere: «Mezza Europa ha le carriere separate, e in Francia il Pm è addirittura alle dipendenze del potere esecutivo. Per non parlare dei Paesi dove è nata la democrazia, a cominciare dalla Gran Bretagna e dagli Usa dove il problema nemmeno si pone e quando glielo spieghiamo ci guardano increduli».