Impegno a tutto campo del governo Meloni contro i femminicidi dopo il caso Giulia Cecchettin. Pronto a fare la sua parte anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, secondo cui è necessario anche investire sulla prevenzione della violenza sulle donne. In effetti, è ciò che manca di più delle tre “p” della Convenzione di Istanbul, che includono protezione e punizione. «Con il vademecum che stiamo progettando al ministero e che sarà diffuso in ogni luogo, dalle università ai posti di lavoro alle scuole secondarie, vogliamo contribuire a un’educazione costituzionale al rispetto», spiega il Guardasigilli al Sole 24 Ore. L’obiettivo è quello di chiarire quando bisogna allarmarsi e come reagire, così pure diffondere la conoscenza delle parole del diritto.
«Di fronte ai segnali di allarme è bene confidarsi. Le strutture esistono e sono efficaci. L’opuscolo servirà a informare anche su questo». Un primo passo è il Ddl del governo contro la violenza sulle donne, atteso oggi in Senato per il via libero definitivo. «Si tratta di norme volute per migliorare il quadro esistente agendo sul tempo e sul rischio: fare presto e saper valutare l’effettivo pericolo, per cercare di evitare la spirale di violenza». Nordio cita interventi per accelerare la risposta della giustizia e rendere più efficace l’uso del braccialetto elettronico, ci sono poi altri strumenti, «come l’ammonimento del questore e il potenziamento delle misure di prevenzione». Il dovere del governo è di «degenerare della violenza», motivo per il quale è importante anche saper riconoscere i reati spia.
VIOLENZA SULLE DONNE, L’IMPEGNO DELLA GIUSTIZIA
Carlo Nordio riconosce le difficoltà della giustizia, visto che ci sono uffici giudiziari in affanno e servirebbero magistrati formati sul tema, oltre a personale e digitalizzazione. «Purtroppo la carenza di magistrati è endemica, ma a breve ci sarà un nuovo concorso per altri 400 posti, che prevede anche la possibilità dell’uso della tecnologia per velocizzare le correzioni». Il Guardasigilli al Sole 24 Ore spiega che il suo ministero sta accelerando le procedure, così come il Csm. «Anche il personale amministrativo è insufficiente, ma con i pochi mezzi a disposizione stiamo operando per colmare i vuoti anche su base territoriale». Per quanto riguarda la digitalizzazione, c’è un protocollo di collaborazione con l’Istat. Nordio ricorda le condanne della Cedu per le espressioni di alcune sentenze, «considerate motivo di vittimizzazione secondaria per la donna», una vicenda che lo porta a sottolineare l’importanza del linguaggio, anche degli atti giudiziari. Ad esempio, si sta lavorando per «rafforzare la formazione degli operatori a un uso corretto e consapevole».
Inoltre, si sta inviando alle procure italiane un formulario elaborato dall’Osservatorio permanente insieme al Csm. Nordio difende la giustizia riparativa introdotta dalla riforma Cartabia, anche se non fa distinzione per i reati di violenza sulle donne. «È una conquista del diritto penale moderno. Si basa, non dimentichiamolo, sul consenso pieno della vittima. Per alcune situazioni questa strada è impraticabile, ma in sé la giustizia riparativa funziona». Infine, il ministro della Giustizia, a proposito delle archiviazioni ad esempio per i reati di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e atti persecutori, riconosce che sono i casi più difficili da trattare e dalla ricostruzione difficile. «Per di più spesso le parti si conciliano in corso di causa e la vittima ritira la querela. Alla fine, il giudice nel dubbio assolve. Per questo il suo compito è forse il più difficile al mondo».