Fare chiarezza. Questo l’obiettivo che si prefigge il disegno di legge, a prima firma dell’onorevole Mirco Carloni (Lega), presidente commissione Agricoltura della Camera, che punta a normare il meat sounding, ovvero l’utilizzo di denominazioni che richiamano carni e salumi applicate però a prodotti a base vegetale.



La bozza, che verrà discussa nelle prossime settimane nell’ambito della stessa Commissione, intende fare ordine nella materia, così da “ripristinare le corrette condizioni di mercato tra tutti gli operatori del settore alimentare: prodotti completamente diversi dovrebbero essere indicati con nomi del tutto differenti”. E questo non tanto perché si teme di generare confusione circa la diversa natura del prodotto vegano rispetto a quello animale, quanto perché si ritiene che si possano creare equivoci sul fronte nutrizionale. In buona sostanza – è la tesi del ddl – si paventa il pericolo che i consumatori “possano essere indotti a credere che il prodotto a base vegetale abbia un esatto equivalente nutrizionale (e magari che lo stesso sia stato lavorato con le medesime tecniche e cure tradizionali dell’arte salumiera) del prodotto a base di carne”.



Viene mantenuta, invece, la facoltà di utilizzare la denominazione laddove le proteine vegetali siano aggiunte a prodotti a base di carne, così come nel caso in cui vengano abbinati vegetali e prodotti di carne o a base di carne.

La proposta di legge, che si prefigge di “tutelare il patrimonio zootecnico nazionale, riconoscendo il suo elevato valore culturale, socio-economico e ambientale, nonché un adeguato sostegno alla sua valorizzazione”, ha ricevuto il plauso di Assica, l’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi. “Si tratta – commenta il presidente Ruggero Lenti – di un’ottima iniziativa che attendevamo da tempo e per la quale ci siamo a lungo impegnati. Da anni assistiamo all’antipatico fenomeno di usurpazione dei nomi carnei da parte di prodotti che nulla hanno a che vedere con la carne. Sia chiaro, parliamo di prodotti assolutamente legittimi, ma che altrettanto legittimamente dovrebbero usare nomi distinti da quelli carnei: i prodotti a base di carne racchiudono un insieme di competenze umane, profili nutrizionali e valori anche culturali profondamente differenti rispetto alle imitazioni vegetali. Auspichiamo ora che il disegno di legge possa avanzare rapidamente e divenire presto legge per avere un quadro normativo sempre più moderno e completo. Anche questa è sostenibilità economica e sociale”.



Ma il percorso, in verità, potrebbe non essere così semplice, almeno a guardare l’esperienza della Francia, dove un analogo provvedimento ha ricevuto un temporaneo semaforo rosso dal Consiglio di Stato transalpino.

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