Nomi come “filetto”, “costata”, “bistecca”, “scaloppina” e “prosciutto” non potranno più essere utilizzati in Francia per indicare prodotti a base di proteine vegetali che riproducono questi alimenti. Parigi ha infatti notificato all’Unione europea un progetto di decreto nazionale firmato dal primo ministro Elisabeth Borne, dal ministro dell’Economia e delle Finanze Bruno Le Maire e dal ministro dell’Agricoltura Marc Fesneau, che punta a impedire l’uso di ben ventuno termini, “accusati” di creare confusione presso il pubblico. “Il Governo francese è attento alle questioni relative all’informazione dei consumatori sui prodotti alimentari – si legge sul sito della Commissione europea -. Al fine di rafforzare la tutela dei consumatori contro l’uso di termini inappropriati per designare i prodotti alimentari, il presente progetto di decreto, elaborato in stretta consultazione con i settori interessati, regolamenta l’uso di alcune denominazioni per gli alimenti contenenti proteine vegetali”.
Un punto su cui concorda anche Coldiretti, che interviene sul tema sottolineando come il problema riguardi anche il nostro Paese. “Serve una norma nazionale – sostiene l’associazione – per fare definitivamente chiarezza su veggie burger e altri prodotti che sfruttano impropriamente nomi come mortadella, salsiccia o hamburger per evitare l’inganno ai danni del 93% dei consumatori che in Italia non seguono un regime alimentare vegetariano o vegano. Occorre fare chiarezza su una strategia di comunicazione subdola con la quale si approfitta deliberatamente della notorietà e tradizione delle denominazioni di maggior successo della filiera tradizionale dell’allevamento italiano per attrarre l’attenzione dei consumatori e indurli a pensare che questi prodotti siano dei sostituti, per gusto e valori nutrizionali, della carne e dei prodotti a base di carne. Permettere ai mix vegetali di utilizzare la denominazione di carne significa infatti spesso di favorire prodotti ultra-trasformati con ingredienti frutto di procedimenti produttivi molto spinti dei quali, oltretutto, non si conosce nemmeno la provenienza della materia prima visto che l’Unione europea importa ogni anno milioni di tonnellate di materia prima vegetale da tutto il mondo”.
Coldiretti insomma invoca un intervento normativo. Che in verità è già in fieri. La nuova normativa francese si pone infatti un obiettivo analogo a quello indicato dal disegno di legge italiano, già approvato dal Senato, che non solo vieta la produzione e la commercializzazione in Italia di alimenti e mangimi sintetici, ma vieta anche l’utilizzo di nomi che fanno riferimento alla carne e ai suoi derivati per prodotti trasformati che invece contengono esclusivamente proteine vegetali. Senza contare che “la Corte di giustizia europea – fa notare la stessa Coldiretti – si è già pronunciata in passato sul fatto che “i prodotti puramente vegetali non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni, come ‘latte’, ‘crema di latte’ o ‘panna’, ‘burro’, ‘formaggio’ e ‘yogurt’, che il diritto dell’Unione riserva ai prodotti di origine animale” anche se “tali denominazioni siano completate da indicazioni esplicative o descrittive che indicano l’origine vegetale del prodotto in questione”. Con la sola eccezione del tradizionale latte di mandorla italiano.
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