Il governo lavora per approvare un decreto-legge per evitare gli eventuali rischi di depotenziamento del contrasto alle mafie contenuti in una recente sentenza della Cassazione. La Prima sezione penale della Suprema Corte ha dichiarato infatti illegittime le intercettazioni disposte secondo seguendo il regime più “largo” previsto per i “delitti di criminalità organizzata” per indizi di reato “sufficienti” anziché “gravi” nei confronti di un imputato. Questo non era accusato direttamente di associazione mafiosa ma di reato ad aggravante mafiosa. Ossia, di un reato commesso al fine di agevolare l’organizzazione.



La decisione della Cassazione contraddice l’orientamento precedente della Corte sullo stesso tema. La questione, infatti, potrebbe finire al collegio delle Sezioni unite che risolve i contrasti interpretativi sulle norme. Nel caso in cui l’ultima sentenza dovesse essere confermata, rischierebbero di saltare molti processi in corso in cui le intercettazioni sono state disposte secondo il criterio valido in precedenza. L’allarme è arrivato dalle Direzioni distrettuali antimafia e anche dalla Procura nazionale guidata da Giovanni Melillo. Il Governo, dunque, sarebbe a lavoro per approvare il decreto-legge entro la fine dell’estate.



Contrasto alle mafie: il Governo contro il depotenziamento

Come riporta il Corriere della Sera, il magistrato e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano crede che se si mettesse in discussione il concetto di criminalità organizzata, questo si potrebbe ripercuotere su tutto il resto del sistema del “doppio binario” ossia la serie di norme che disciplina in maniera differente i reati comuni e quelli di mafia, comprese “le aggravanti speciali, i benefici penitenziari, le pene e così via.

Per questo motivo il Governo ha intenzione di intervenire con un provvedimento ad hoc. Gli uffici legislativi di palazzo Chigi e dei ministeri interessati starebbero lavorando ad un testo che potrebbe essere approvato in uno dei prossimi Consigli dei ministri, prima dello stop di agosto. Come spiegato da Mantovano, l’obiettivo è “una definizione di criminalità organizzata attraverso una legge, come fu fatto quarant’anni fa per definire l’associazione mafiosa”. Per il sottosegretario, questo sarebbe uno dei “problemi determinati dalla giurisprudenza dell’oggi” su cui concentrarsi, al posto di quelli evocati da Nordio.