Nell’ultimo periodo nel Regno Unito si fa un gran parlare del Norovirus Kawasaki che sembra essere al centro di una piccola epidemia che – almeno fino ad ora – ha causato circa il doppio delle infezioni medie che si sono rilevati negli ultimi anni in questo stesso periodo: dai 1.100 casi classici – infatti – le autorità sanitarie britanniche hanno rilevati attualmente 2.600 che al 70% sono riconducibili proprio al ceppo GII.17 – comunemente noto con il nome di Norovirus Kawasaki – che risulta essere tre i più contagiosi di quelli attualmente conosciuti e studiati.
Partendo dal principio – prima di arrivare ai sintomi, alle possibili cure e soprattutto ai pericoli che corre attualmente l’Italia – è bene ricordare che il Norovirus Kawasaki non è affatto nuovo dato che i primissimi casi rilevati risalirebbero ormai ai 2014 tra la Cina e il Giappone che finirono al centro di una vera e propria epidemia: si tratta – dati alla mano – di un virus intestinale ampiamente diffuso, più volte collegato (tanto da esserne la causa principale di origine non batterica) ai casi di gastroenterite acuta ma al contempo – e verrebbe da dire fortunatamente – difficilmente alla base di complicazioni di qualsiasi tipo.
Cos’è il Norovirus Kawasaki: tutti i sintomi, le possibili cure e i pericoli che corre l’Italia dal focolaio del Regno Unito
Venendo al dunque, del Norovirus Kawasaki è bene mettere immediatamente in chiaro che il periodo di incubazione dopo l’infezione dura in media un massimo di 48 ero, entro le quali si sviluppano sintomi (simili a tutti i vari sottogruppi noti) che vanno dalla febbre, fino al mal di stomaco, al vomito, al senso di nausea e alla diarrea, arrivando anche alla vera e propria disidratazione collegata al resto della sintomatologia: il tutto dura mediamente tra le 12 e le 60 ore, dopo le quali l’infezione passa senza bisogno di alcun tipo di cura.
Attualmente – infatti – non ci sono farmaci o vaccini specifici per il Norovirus Kawasaki, con i trattamenti farmacologici interamente incentrati sul limitare i sintomi più gravi e fastidiosi, ma vale al contempo la pena ribadire che si tratta di un virus che difficilmente causa problemi gravi o complicazioni tali da richiedere il ricovero in ospedale. La buona notizia è che nonostante il focolaio inglese, gli esperti sono cautamente ottimisti che l’Italia non corra nessun reale pericolo per la salute pubblica; fermo restando che chi rientra dal Regno Unito dovrebbe osservare alcune piccole precauzioni, specialmente se fosse a contatto quotidianamente con dei bambini.