La Norvegia vuole essere il primo paese per miniere sottomarine di metalli rari dai fondali oceanici, per questo ha annunciato di voler sfidare i piani ambientalisti internazionali ed aprire all’estrazione mineraria. Il ministero dell’Energia di Oslo ha preparato un progetto da presentare al più presto al parlamento con l’obiettivo di accelerare sulla richiesta di approvazione dell’avvio dell’attività estrattiva di terre rare, delle quali, soprattutto il fondo del mare che circonda le isole Svalbard risulta essere particolarmente ricco.



Ma come fa notare il Financial Times, il governo dovrà affrontare l’opposizione di vari gruppi ambientalisti sia internazionali che nazionali. A quanto pare infatti tutti gli studi preventivi hanno dimostrato che uno sfruttamento di tali zone potrebbe comportare la perdita di un habitat unico, oltre che la potenziale distruzione dell’arcipelago artico. Il segretario di stato Amund Vik però non intende arretrare, e ha già dichiarato al quotidiano finanziario che “l’estrazione in acque profonde aiuterebbe l’Europa ed essere indipendente dalla Cina per quanto riguarda i minerali utili per favorire la transizione energetica“. Attualmente infatti la stima di disponibilità è pari a 22 milioni di tonnellate di rame e altrettanti grandi quantità di zinco, litio e manganese utilizzati per la produzione di batterie elettriche per auto.



Norvegia apre all’estrazione da miniere sottomarine, le proteste degli ambientalisti

Dopo l’annuncio del nuovo piano norvegese per l’apertura di miniere estrattive sottomarine è scattato l’allarme dei biologi e scienziati marini. Tutti concordano sul fatto che non può avvenire una tale attività senza comportare il danneggiamento irreversibile dell’habitat che tutela una biodiversità protetta a livello internazionale come quella della fauna presente nelle acque dell’Artico. Il deep sea mining infatti prevede di raschiare il fondale oceanico ed andrebbe nettamente contro le norme a protezione ambientale imposte a livello internazionale.



Ma il governo insiste, e l’amministratore delegato dell’azienda estrattiva mineraria Locke Marine Minerals ha dichiarato al Financial Times che “Presto in altri paesi come Giappone, Nuova Zelanda e Isole Cook verrà approvata questa attività, la corsa è iniziata e se c’è qualcuno che deve arrivare per primo vogliamo essere noi“.