NOTTE DI SAN LORENZO. Scolpito in un inconsapevole cielo, il giorno di san Lorenzo suscita come ogni anno stupore e meraviglia. Al di là dell’evento scientifico – il passaggio dello sciame meteoritico delle Perseidi, che stelle cadenti certamente non sono – c’è tutta una fitta storia e un appassionante significato a sorreggere la magia di una notte che da secoli tiene gli occidentali con il naso all’insù, pronti ad unire i loro più profondi desideri alla vista delle scie luminose che feriscono il manto stellato.



Si narra del diacono spagnolo Lorenzo, del suo legame di fede e figliolanza con il colto Sisto e di come quest’ultimo – una volta divenuto Papa – abbia chiamato Lorenzo a Roma per sovrintendere alla grande opera di carità della chiesa capitolina. I fatti, documentati da più fonti, fanno coincidere il pontificato di Sisto con la persecuzione terribile scatenata dall’editto di Valeriano del 258 che, al principio di agosto di quell’anno, metteva a morte tutto il clero di Roma. Arrestato e scortato verso la sua inevitabile fine, papa Sisto fu visto da Lorenzo il quale pianse non per l’angoscia del momento, quanto per non poter egli stesso vivere una tale esperienza di Grazia.



Quelle lacrime, così vere e così profetiche – la tradizione vuole infatti che tre giorni dopo Sisto anche Lorenzo fosse martirizzato –, meravigliarono e stupirono tutti i cristiani del tempo, colpiti dal fatto che si potesse desiderare non questa o quella cosa, ma la morte e l’esperienza stessa del Cielo.

In un mondo di desideri piccoli e di piccoli egoismi, le lacrime di Lorenzo divennero subito un avvenimento tale da portare centinaia e migliaia di fedeli a venerare Lorenzo come uno dei più insigni fra i martiri della Chiesa nascente, uno cui restare attaccati per sperimentare in modo chiaro e inequivocabile la forza di una fede che cambia e che trasforma, aprendo all’uomo le strade di una dignità più compiuta. Il felice connubio tra le lacrime del giovane martire e l’evento atmosferico dello sciame meteoritico generò nel popolo un’ulteriore conferma della fede di Lorenzo e insinuò in molti il proposito di unire alle lacrime del Santo anche quelle generate dai desideri più profondi che la vita si porta con sé.



Fa dunque effetto vedere il Cielo piangere e riconoscere in quel pianto un po’ delle nostre lacrime, al punto da unire al segno nella notte le più profonde aspirazioni dell’anima. Giovanni Pascoli perse in modo drammatico il padre la notte del 10 agosto e riconobbe nelle lacrime del cielo una sorta di partecipazione al dolore umano da parte del mistero di Dio. Quanto l’uomo deve essere prezioso agli occhi del Mistero per meritare le lacrime di Dio!

Possa il ricordo di Lorenzo e la memoria della nostra infinita statura tenerci svegli in questa notte di mezza estate, desiderosi soltanto di poter rivedere riaccadere in noi lo stesso miracolo e lo stesso cuore che ha commosso Lorenzo a tal punto da renderlo per sempre nostro amico, maestro, compagno di un cammino che merita di essere vissuto. Stella dopo stella, desiderio dopo desiderio.