Lo sciame delle Perseidi, che attraverserà il cielo nelle notti che precedono ferragosto, un tempo era misterioso e lontano. La scienza, negli ultimi secoli, ci ha aiutato a comprendere che quelle che chiamiamo “stelle cadenti” non sono altro che detriti della cometa Swift-Tuttle che si infiammano a contatto con l’atmosfera della Terra che, ogni anno in questi giorni, passa sempre in quell’area. In tal modo tutto è spiegato e tutto è razionale.



È questo ciò che chiedono le persona davanti ai fatti della vita, da una malattia ad un amore che finisce, fino a quell’inesorabile solitudine – talvolta inconfessata – che ferisce il cuore di tutti. Siamo convinti che se tutto fosse logicamente dimostrabile, efficacemente razionale, allora le cose andrebbero meglio, noi capiremmo di più e saremmo più felici.



Eppure il cuore domanda più di una spiegazione, il cuore domanda compagnia. In tutti questi anni ci siamo avventurati a spiegare qualunque cosa, dalla guerra in Ucraina alla pandemia, dalle crisi economiche e ambientali alla condizione giovanile: per ogni fatto o avvenimento abbiamo fornito idee, concetti, a volte complotti, in forza del quale tutto diventava più comprensibile. Ma nessuna spiegazione ci ha scaldato il cuore, nessuna spiegazione ci ha messo accanto quel di più di vita che è quello che ci serve per non tradire il nostro progetto di vita, per non rimanere arenati in una situazione senza via d’uscita, per donare quando invece tutti incitano a trattenere.



La scienza ci racconta come vanno le cose, non dove vanno le cose. La politica, la sociologia o l’economia ci offrono strumenti preziosi per padroneggiare la realtà, per prendere decisioni, per costruire soluzioni. Ma nessuna di esse ci sa dire da dove una cosa si muove e prende consistenza. Tutti sanno perché le cose finiscono, in pochi si chiedono per quale motivo, per quale ragione ultima, iniziano. Se tanto quell’amore era destinato a finire, perché è cominciato? Se poi mio figlio è morto, perché mi è stato donato? Se alla fine quel lavoro è stata la mia tomba, perché l’ho trovato? Ci si lascia alle spalle qualunque volto, qualunque strada, qualunque scelta, sperando in fondo che la prossima sia migliore.

Così, se guardiamo il cielo, non è possibile accontentarsi delle nostre spiegazioni: è vero, quelli sono solo detriti, ma perché ogni anno passiamo proprio di qui? In un mondo che non sa neppure alzare lo sguardo, quelle stelle continuano a cadere sperando di porre nel cuore di ciascuno una domanda, un desiderio, una lacrima che possa cambiare tutto. Perché la verità è che tutto inizia per me, perché io lo veda e lo viva. Perché io impari a non misurare tutto, a non giudicare il valore di una realtà dalla durata o dall’esito, ma perché io possa essere “spostato” da quel fatto, ricondotto alla grandezza e all’ampiezza del desiderio del mio cuore.

La vita c’è per risvegliare il cuore, per destare quella domanda che inizia a urgere nel pianto del neonato che chiede senza neanche sapere bene che cosa vuole. Piange e aspetta, piange e domanda, piange e c’è. E sta lì, inconsapevole, a chiedere tutto, a chiedere compagnia.

Se stanotte guarderete le Perseidi provate a tirare fuori un desiderio vero, profondo, radicale. Provate ad abitare il silenzio della notte con quella forza, a volte piangente, che sta lì dentro di noi e che domanda a tutti: “Amico mio, che ci facciamo qui? Dove stiamo andando? Perché la vita è andata così?”. Vi accorgerete che quelle stelle che cadono, in fondo, anche se la scienza non lo dice, sono le lacrime di Uno che vi vede. E che vi sta ascoltando.

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