Non sarà in gennaio bensì «nella prima decade di febbraio» l’arrivo del vaccino Nuvaxovid, il siero anti-Covid della americana Novavax, nel nostro Paese. L’annuncio è stato dato dall’assessore alla Salute per la Regione Lazio, Alessio D’Amato, rilevando il ritardo nelle consegne rispetto a quanto pattuito a fine dicembre (sarebbe dovuto arrivare entro la fine di gennaio, ndr).
«Potrebbe essere uno strumento interessante per chi ha qualche incertezza sul vaccino a struttura mRna: ha una base classica proteica – ha ricordato ancora l’assessore della giunta Zingaretti – noi ovviamente qualsiasi arma abbiamo la utilizziamo»; confermando quanto già riferito nelle scorse settimane dalla Oms, dalla Presidente della Commissione Ue Von der Leyen e dal Sottosegretario alla Salute Andrea Costa, il vaccino di Novavax potrebbe avere sviluppi interessanti nella campagna vaccinale in Italia perché utilizza una tecnologia “più tradizionale” senza la componente del mRNA come per i vaccini Pfizer-Moderna.
NOVAVAX: COME FUNZIONA, GLI EFFETTI
Già l’Aifa, approvando il vaccino Novavax prima di Natale, aveva spiegato come il Nuvaxovid avesse «una efficacia di circa il 90% nel prevenire la malattia Covid-19 sintomatica anche nella popolazione di età superiore ai 64 anni. Il profilo di sicurezza si è dimostrato positivo, con reazioni avverse prevalentemente di tipo locale». La vera incognita è come il quinto vaccino Covid approvato in Europa si comporterà contro la variante Omicron e le potenziali nuove evoluzioni del Sars-CoV-2: fino ad ora Novavax ha assicurato «un’ampia reattività contro Omicron e altre varianti circolanti da un regime primario a 2 dosi, con risposte che sono aumentate dopo una terza dose a sei mesi». Di recente l’Oms ha ricordato che occorrono nuovi vaccini per intervenire sul tasso di contagio così alto con Omicron: «una strategia di vaccinazione basata su richiami ripetuti dei vaccini attuali ha poche possibilità di essere appropriata o sostenibile – ha spiegato l’organizzazione mondiale – in attesa che questi nuovi vaccini siano disponibili, occorrerà forse aggiornarne la composizione per garantire che continuino a fornire il livello di protezione raccomandato dall’Oms contro l’infezione e la malattia causata dalle varianti». Al momento viene consigliato il Nuvaxovid per i non vaccinati (circa 5 milioni rimasti in Italia): le prime due dosi verranno somministrate solo a over-18, a distanza di 3 settimane l’una dall’altra.