Un italiano su tre è propenso ad acquistare alimenti che contengono insetti commestibili. La maggior parte de nostri connazionali lo farebbe per soddisfare la propria curiosità e sperimentare alimenti innovativi.
È quanto emerge da “Insect Food e Consumatori”, indagine realizzata dall’Università degli Studi di Bergamo che non ha solo esplorato il sentiment dei consumatori circa il recente semaforo verde dato dall’Ue al consumo degli insetti, ma rappresenta anche la prima e più aggiornata profilazione quali-quantitativa, su larga scala, degli italiani in materia. Un’indagine che sfata falsi miti e apre importanti riflessioni.
Il nuovo studio infatti spazza via le indicazioni emerse da ricerche precedenti, rilevando come ben un italiano su tre sia favorevole al consumo di insect food, con il 9% degli intervistati “altamente propenso” e il 21% “mediamente propenso” a fronte di un pesantissimo 70% che resta pur sempre “poco propenso”.
A spingere verso questi nuovi alimenti, intervengono in particolare tre fattori. Il primo riguarda le esperienze pregresse nel consumo di insetti: chi li ha già sperimentati risulta più incline a ripetere l’esperienza. Il secondo ha a che fare col genere: gli uomini sono maggiormente inclini alla possibilità di acquistare questi cibi. Infine, il terzo rimanda alla propensione al cambiamento: i soggetti più curiosi risultano più aperti all’entomofagia.
“Lo studio dell’Università di Bergamo – ha detto Giovanni Malanchini, consigliere della Regione Lombardia, intervenuto durante la presentazione pubblica della ricerca – apre a nuove valutazioni, che meritano attenzione, rispetto a quel dinamismo innovativo che è intrinseco alle culture e ai territori, e che ha tra le sue espressioni quella del cibo, attraverso percorsi che possano attuare le giuste soluzioni anche a livello normativo”.
Valutazioni necessarie anche perché il mercato del novel food si candida a triplicare, passando da 82 milioni di dollari del 2018 ai 261 milioni previsti nel 2023, aprendo importanti opportunità per le aziende. Ivi comprese quelle della filiera del made in Italy, che già dispone di competenze adeguate.
Attualmente – afferma Steven Barbosa, Public Affairs Manager di IPIFF – International Platform of Insects for Food and Feed -, la maggior parte delle imprese in Europa che si occupano di novel food a base di insetti commestibili, circa il 36%, è coinvolta solo nella lavorazione finale degli insetti, occupandosi quindi della trasformazione e commercializzazione. Il 28% invece si occupa di tutte le fasi della produzione, dall’allevamento alla commercializzazione. Ma si prevede che questo mercato possa crescere in fretta arrivando a produrre circa 260.000 tonnellate entro il 2030″.
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