Dopo le tarme della farina essiccate e la locusta migratoria, ora tocca ai grilli. L’Ue ha autorizzato l’immissione sul mercato comunitario dell’Acheta domesticus, nome tecnico che sta per polvere di grilli domestici parzialmente sgrassata. A prevederlo è il Regolamento di esecuzione della Commissione del 3 gennaio 2023, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale comunitaria che dà semaforo verde al nuovo alimento per i prossimi cinque anni. Al momento, a essere autorizzata a trattare la “farina di grilli” è soltanto la società Cricket One Co. Ltd, ma la lista delle società ammesse potrebbe allungarsi, previa richiesta.
La decisione presa a Bruxelles non sembra però incontrare il favore degli italiani: secondo un’indagine condotta da Coldiretti/Ixè, infatti, il 54% dei nostri connazionali è del tutto contrario agli insetti a tavola, il 24% è indifferente, mentre solo il 16% si dichiara favorevole. E la percentuale che preferisce non rispondere, il 6%, non pare destinata a fare la differenza.
Chi è contrario all’introduzione del nuovo alimento dovrà fare però attenzione perché la lista dei prodotti nei quali potrebbe essere utilizzata la polvere di grilli è davvero lunga: la società vietnamita Cricket One ha infatti chiesto di farne ricorso nel pane e nei panini multicereali, nei cracker e nei grissini, nelle barrette ai cereali, nelle pre-miscele secche per prodotti da forno, nei biscotti, nei prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita, nelle salse. E ancora, la farina di grilli potrebbe fare capolino nei prodotti trasformati a base di patate, nei piatti a base di leguminose e di verdure, nella pizza, nei prodotti a base di pasta, nel siero di latte in polvere, nei prodotti sostitutivi della carne, nelle minestre e nelle minestre concentrate o in polvere, negli snack a base di farina di granturco, nelle bevande tipo birra, nei prodotti a base di cioccolato. Senza dimenticare la frutta a guscio e i semi oleosi, gli snack diversi dalle patatine e i preparati a base di carne.
La farina di grilli sembra dunque essere adatta a un largo campo di applicazione. E questo comporta necessariamente una riflessione ad ampio raggio sul suo utilizzo. “Una corretta alimentazione non può prescindere dalla realtà produttiva e culturale locale nei Paesi del terzo mondo come in quelli sviluppati – osserva Coldiretti – e a questo principio non possono sfuggire neanche bruchi, coleotteri, formiche o cavallette a scopo alimentare che, anche se iperproteici, sono molto lontani dalla realtà culinaria nazionale italiana ed europea. Al di là della normale contrarietà degli italiani verso prodotti lontanissimi dalla cultura nazionale, l’arrivo sulle tavole degli insetti solleva precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico ai quali è necessario dare risposte, facendo chiarezza sui metodi di produzione e sulla stessa provenienza e tracciabilità, considerato che la maggior parte dei nuovi prodotti arriva da Paesi extra Ue, come il Vietnam, la Thailandia o la Cina, da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari”.
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