Nozze combinate: 5 anni per i genitori di una 24enne pakistana
Una ragazza pakistana di 24 anni che da 15 viveva a Brescia, ha denunciato i suoi genitori per averla costretta alle nozze combinate, denunciando anche dei maltrattamenti subiti dai genitori e dal fratello. Il caso risale al 2019, ma il Pubblico Ministero di Brescia, Erica Battaglia, si sarebbe espressa solamente nella giornata di oggi in merito al caso, chiedendo 5 anni di reclusione per i due genitori e 5 anni e 1 mese per fratello, con l’aggravante di un episodio in cui la ragazza avrebbe riportato delle lesioni.
I genitori della 24enne pakistana che avevano organizzato le nozze combinate dovranno ora rispondere del reato di costrizione o induzione al matrimonio, sanzionato dall’articolo 558 bis del Codice Penale. Si tratta, inoltre, di una storia già tristemente nota, che proprio a Brescia in passato aveva già fatto parlare molto di sé. Era anche la minaccia, secondo il racconto della 24enne, che il fratello le avrebbe mosso in diverse occasioni, se non avesse accettato le nozze combinate, quella di fare “la fine di Sana Cheema“. Anche lei era di origini pakistane, costretta al matrimonio si sarebbe opposta, ed è morta “misteriosamente” durante un viaggio in patria.
La denuncia: “Nozze combinate e maltrattamenti”
La denuncia della 24enne pakistana di Brescia in merito alle nozze combinate risale, insomma, al 2019. Lei sarebbe riuscita, fortunatamente, a scappare di casa prima che le succedesse qualcosa di brutto, e avrebbe così allertato le forze dell’ordine. Nata in Pakistan, da oltre 15 anni viveva a Brescia, dove si è anche laureata diventando assistente sociale. In aula lei aveva raccontato di come il 25 agosto 2019 i familiari avevano detto a lei e alla sorella più piccola di 3 anni, sarebbero tornate in Pakistan per sposare due uomini scelti delle stesse famiglie.
Le due sorelle più piccole, ancora premature per le nozze combinate avendo rispettivamente 12 e 11 anni, sarebbero entrate in un istituto di formazione religiosa per sole donne. Da quella prima denuncia le quattro ragazze sarebbero state condotte in una comunità protetta, al sicuro dai genitori e dal fratello maggiore. Sempre in aula la 24enne ha raccontato delle continue pressioni che subiva in casa, delle limitazioni che le veniva imposte, fino ai maltrattamenti da parte del fratello, subiti sia prima che dopo il rifiuto delle nozze combinate.