I geologi lanciano una volta di più l’allarme circa il rischio di dissesto idrogeologico che è molto forte in Italia come i nubifragi di questa notte, a Milano e non solo, hanno evidenziato una volta di più. Antonello Fiore, Presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA), ha dichiarato in un comunicato stampa: “Dal 1969 al 2018 ben 1132 morti per frana, 581 per inondazioni e ben 320.117 evacuati e senza tetto. Poi ci sono i danni degli eventi registrati tra novembre e dicembre 2019. Tra dissesto e pandemia in alcune città si è in emergenza da novembre! L’economia ne risentirà parecchio”.
Il Coronavirus, rendendo più fragile l’economia italiana, rende ancora più urgente la necessità che “eventi con un decorso naturale, accentuati dal cambiamento climatico e da un uso improprio del territorio” vengano gestiti per evitare che “possano creare vittime e danni alle infrastrutture e alle aree produttive”.
Fiore a tal proposito osserva che “alle prime piogge primaverili esondano già Seveso e Lambro mentre l’Italia tenta di progettare il suo futuro partendo da un riavvio prudente. Se volessimo analizzare il dissesto idrogeologico in Italia, i dati parlano chiaro: negli ultimi 60 anni si sono verificati oltre 3500 eventi naturali a carattere disastroso, improvvise inondazioni torrenziali, frane o colate di fango e detriti”.
I NUMERI DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO IN ITALIA
Come già accennato, si parla di 1132 morti per frana e 581 per inondazioni in 50 anni dal 1969 al 2018, per un totale di 1713 decessi douti al dissesto idrogeologico escludendo come detto i fatti dello scorso autunno. A gennaio 2020 il CNR ha pubblicato l’ultimo Rapporto Periodico sul Rischio posto alla Popolazione italiana da Frane e Inondazioni (Anno 2019).
Gli eventi di frana e di inondazione con vittime nel periodo 1969-2018 hanno interessato 3629 località in 2068 Comuni italiani. Oltre ai 1713 morti vi sono 60 dispersi, 1911 feriti e un totale di 320.117 tra evacuati e senza tetto. Fiore denuncia che le dinamiche del post-evento calamitoso sembrano non cambiare mai:
“Si contano le vittime, si stimano i danni, si crea la solidarietà nazionale con raccolta fondi e fiaccolate di solidarietà, si cerca di capire le cause, si approccia con cautela a comprendere le responsabilità tecniche e politiche, si stanziano i fondi per ricostruire. Magari la ricostruzione sarà nello stesso luogo, dove la natura ha tentato di riprendersi i suoi spazi. Lo schema ormai collaudato è pronto per essere applicato per altro evento calamitoso, in altra stagione e in altra regione”. Insomma, reazioni istintive dettate dall’emotività, ma sulle quali presto si spengono i riflettori e nulla cambia – fino alla prossima frana, nubifragio o inondazione.
DISSESTO IDROGEOLOGICO: LE CAUSE E COSA FARE PER CAMBIARE
Tra le cause di questo dissesto idrogeologico che fa tanto male all’Italia abbiamo l’abbandono delle campagne, l’edilizia distratta dagli interessi economici, l’abusivismo edilizio, l’assenza di manutenzione dei corsi d’acqua, gli incendi boschivi, i cambiamenti climatici e altro ancora. La maggior parte delle cause sono dunque attribuibili direttamente o almeno indirettamente all’azione dell’uomo.
Il problema è dunque culturale più che tecnico, evidenzia Fiore: può essere risolto solo da un’azione politica che abbia la seria volontà di ritornare a curare la popolazione e il territorio, rispettandone il naturale evolversi. Finché ciò non avverrà, è inutile sorprendersi per queste tragedie: sul banco degli imputati troppi amministratori che lavorano pensando solo al periodo del proprio mandato, dimenticando il passato e trascurando il futuro.
Il comunicato si chiude dunque con un pizzico di ironia: la SIGEA propone una sorta di filastrocca che ricordi quali sono i problemi ambientali di cui tenere conto – “alluvioni a novembre con frane per tutto aprile, maggio e settembre; mareggiate a febbraio e marzo, siccità a giugno luglio e agosto…”.