Marche in ginocchio, soprattutto le zone di Senigallia e l’Alto Pesarese, al confine con l’Umbria. È la conseguenza del violentissimo nubifragio che si è abbattuto due giorni fa e che al momento ha provocato 9 morti, danni ingentissimi ad abitazioni e strutture e centinaia di sfollati. Si è trattato in sostanza del nubifragio più forte mai registrato nelle Marche negli ultimi dieci anni, visto che, in alcune zone, sono caduti 400 millimetri d’acqua in poche ore: in un anno normalmente ne piovono 1.200.
Siamo davanti all’ennesima riprova del cambiamento climatico, ci ha spiegato in questa intervista Vincenzo Levizzani, dirigente di ricerca dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna e professore di fisica delle nubi nell’Università di Bologna: “Le temperature estremamente alte degli ultimi mesi, del tutto fuori norma rispetto a quelle cui eravamo abituati, hanno provocato una grande massa di aria calda, soprattutto proveniente dal mare, che si è scontrata con aria fredda proveniente da nord”. E purtroppo, eventi come quello che è successo nelle Marche non sono prevedibili scientificamente.
Si usa molto il termine “bomba d’acqua” quando succedono eventi come questo. È un termine scientifico? Che cosa è successo in realtà?
Bomba d’acqua è una terminologia colloquiale, non dice nulla. Quello a cui abbiamo assistito è un fenomeno che si può classificare dal punto di vista della scienza come temporale estremamente intenso. Si trovano nella parte alta della statistica come intensità di precipitazione di un singolo evento temporalesco.
Il termine temporale auto-rigenerante è invece scientificamente appropriato?
È un altro discorso ancora. I temporali di per se stessi, cioè le singole celle temporalesche, durano mezz’ora, massimo un’ora. Quando invece assistiamo a questi fenomeni di più lunga durata e che scaricano tantissima acqua vuol dire che il temporale ha prodotto, in gergo “ha figliato”, dei temporali secondari.
Come accade questo fenomeno?
Il temporale si forma essenzialmente dallo scontro tra una corrente ascendente, che è quella di aria calda che porta il vapore acqueo in alto, provocando il temporale, e una corrente di aria fredda, che viene scaricata insieme alla precipitazione, perché le è stato ceduto il calore latente immagazzinato. Questa corrente di aria fredda raggiunge il suolo e si espande in tutte le direzioni, perché trova l’ostacolo del terreno. È come se fosse un fronte freddo che di inverno siamo abituati a vedere nelle carte meteorologiche. Questo fronte freddo si incunea sotto l’aria calda e genera altri temporali, come appunto è successo due giorni fa.
Il fatto che le temperature degli ultimi mesi e anche di questi giorni siano state più alte della norma è la causa di questi temporali? E in inverno può accadere un temporale auto-rigenerante?
È molto difficile. Succede adesso perché abbiamo assistito a uno stazionamento dell’anticiclone africano sul continente europeo per mesi, portando la temperatura a livelli oltre la norma, anche a 40 gradi. Si è riscaldato tutto, anche il mare. Questi temporali nelle Marche sono stati alimentati anche dall’aria molto calda e umida proveniente dal mare.
Quindi la ragione sta nei cambiamenti climatici?
Esattamente. Eravamo abituati anni fa che in estate stazionasse l’anticiclone delle Azzorre, una zona di alta pressione con tempo bello e temperature estive massimo di 35 gradi. Noi viviamo in quella parte del globo cosiddetta di latitudine temperata. Questo anticiclone portava aria a 4 chilometri di quota abbastanza fresca proveniente dall’oceano.
Invece l’anticiclone africano?
È sempre esistito anche lui, però la novità è che si è spostato più a nord del globo, portando a 2-3 chilometri di altezza aria estremamente calda. In entrambi i casi l’aria a un certo punto scendendo si riscalda di un grado ogni dieci chilometri. Se l’aria è già caldissima, come in questa estate, si provocano tali fenomeni temporaleschi.
Sono prevedibili?
Questi temporali sono scarsamente prevedibili.
Come mai?
Sono dovuti, come dicevamo, all’aria caldissima pre-esistente di matrice estiva che abbiamo ancora perché le temperature sono ancora elevate. Con discese di aria più fresca dal nord si crea un rilascio di energia in temporali locali. Ci sono poi diversi motivi sul perché si scatenino in certe zone: ad esempio, può dipendere dalla presenza o meno di montagne. Prevederli è comunque di una difficoltà straordinaria. I modelli meteorologici fanno molta fatica, occorrono modelli non idrostatici, e qualcuno c’è. L’unica cosa che si può prevedere è se in una zona ci sia molta instabilità atmosferica pronta a un rilascio di energia, ma dire che in quel punto esatto ci sarà un temporale auto-generante è praticamente impossibile.
Si dice che al Nord nei prossimi giorni ci sarà forte instabilità, è così?
Sono previsti vento forte e piogge che dal Nord passeranno al Centro e poi al Sud, sembra che le temperature siano in diminuzione, però dire che siano possibili eventi estremi come quello delle Marche non possiamo dirlo. Stiamo andando verso l’autunno, per cui ovviamente ci sarà instabilità, però ci vorrà ancora un po’, perché queste temperature sono davvero ancora molto alte. Ma questa instabilità è previsto che finisca presto, già nella giornata di sabato.
(Paolo Vites)
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