Non solo Taiwan e Nord Corea, l’allarme degli Usa sul potenziale militare della Cina si fonda principalmente sulla crescita esponenziale dell’arsenale nucleare cinese: stando all’ultimo rapporto annuale presentato dal Pentagono negli Stati Uniti, la Cina sta espandendo «più rapidamente del previsto» il suo arsenale, e sembra voler dotarsi di almeno mille testate atomiche entro il 2030.
«La Cina sta accelerando il ritmo», segnala la Difesa americana, e potrebbe giungere a 700 testate nucleari già nel 2027. In soli 12 mesi, la previsione degli States è peggiorata ulteriormente: nel rapporto 2020 infatti si stimavano massimo 400 testate da ottenere in 10 anni. «I cinesi sembrano aver deciso di andare in una direzione diversa: una volta avrei detto che stavano gradualmente incrementando le dimensioni dell’arsenale, ora sembrano cercare di portarlo a un livello diverso», rilancia il “Washington Post” (tradotto da Agenzia Nova in Italia), citando una fonte anonima del Pentagono.
L’ALLARME NUCLEARE IN CINA
Secondo la medesima fonte interna alla Difesa Usa sul “WP”, la Cina non dovrebbe comunque essere in grado di colmare il gap con gli Stati Uniti in quanto potenza di fuoco nucleare, essendo Washington al momento in possesso di 3.750 testate nucleari. Resta però l’allarme e la preoccupazione per una crescita esponenziale della potenza cinese, non solo economicamente e politicamente ma ora anche militarmente. Da qui, le minacce di tensioni in Taiwan potrebbero porre di fronte nel giro di non molto tempo due superpotenze nucleari, con potenziali effetti e conseguenze devastanti. Lo scontro Cina-Usa, del resto, è ormai all’ordine del giorno sul fronte diplomatico: dopo le conclusioni del G7 di giugno in cui Biden ottenne di inserire il passaggio sulle preoccupazioni per lo sviluppo dell’arsenale nucleare del regime di Xi Jinping, Pechino rispose attaccando l’Occidente per le «calunnie ricevute, esagerando la teoria della minaccia cinese» e ricordando come «le nostre politiche militari sono difensive». Se al nodo nucleare, si aggiunge quello su Taiwan, sull’origine del Covid e la guerra economica, emerge un quadro tutt’altro che “sereno” sul rischio di una “terza guerra mondiale” potenzialmente imminente.