A fine 2022 la Germania chiuderà per sempre con l’energia nucleare. O quasi. Il dibattito è apertissimo, specie dopo la Cop26 di Glasgow dove non pochi analisti ed esperti hanno sottolineato l’importanza ancora del nucleare per contrastare carbone e fossili in vista di un futuro “total green” ad emissioni “zero”.



“Politico.eu” ospita in questi giorni sulle proprie pagine un interessante dibattito in merito agli errori o strade giuste intraprese dal Paese leader in Europa, per l’appunto quella Germania che con la chiusura dell’era Merkel si porterà dietro anche la chiusura (entro fine 2022) delle 6 rimanenti centrali nucleari prossime allo smantellamento dopo la decisione prese nel 2011 dalla Cancelliera (dopo lunghissimo dibattito politico e culturale, ndr). «L’energia nucleare non può essere una soluzione alla crisi climatica», ha spiegato il ministro dell’Ambiente tedesco e importante esponente SPD Svenja Schulze al vertice sul clima COP26 la scorsa settimana, «È troppo rischioso, troppo costoso e troppo lento per contribuire all’azione per il clima nei decenni decisivi degli anni ’20 e ’30». Quasi impossibile che la prossima coalizione al Governo in Germania (liberali, Sed e Verdi) possa invertire la marcia e proseguire con il nucleare “rinnovato”, vista la presenza degli ambientalisti in cabina di comando. Ma il dibattito resta e le posizioni sono tutt’altro che univoche.



NUCLEARE IN UE: COSA SUCCEDERÀ?

L’energia nucleare emette solo 12 grammi di CO2 per kilowattora durante la vita dei reattori, all’incirca alla pari con il vento e circa 20 volte meno del gas: eppure gli oppositori ambientalisti obbiettano che al momento investire sul nucleare sarebbe troppo costoso e che i nuovi impianti impiegano troppo tempo per poter essere costruiti con l’obiettivo di ridurre drasticamente le emissioni, mentre l’attuale combustibile nucleare esaurito «è un pericolo ambientale permanente». «Non ha senso chiudere l’energia nucleare prima di chiudere l’energia a carbone e poi a gas», spiega a “Politico” James E. Hansen, il climatologo statunitense che fu tra i primi negli anni Ottanta a lanciare l’allarme sul cambiamento climatico. «Anche se non mi aspetto di influenzare il governo tedesco in questo senso, dobbiamo assicurarci che la Germania non sia in grado di propagare le sue politiche al resto del mondo», ha concluso Hansen in qualche modo andando nella direzione vista dalla Francia di Macron che pure sul nucleare intende ancora puntarci eccome, «progetti per nuovi reattori in grado di garantire l’indipendenza energetica della Francia… e raggiungere i nostri obiettivi di neutralità del carbonio». L’Italia con Draghi e Cingolani si schiera con la Francia e con la possibilità di immaginare un futuro prossimo di energia nucleare “pulita” (con l’handicap però di non avere alcuna centrale nucleare per via del referendum a fine anni Ottanta, ndr), la Spagna invece parteggia per la scelta “green” dei tedeschi, «Né il gas né l’energia nucleare dovrebbero essere in una lista che dovrebbe essere per gli investimenti che promuovono la decarbonizzazione senza rappresentare alcun tipo di minaccia per l’ambiente», spiega a “Politico” il Ministro per la Transizione Ecologica Teresa Ribera. In definitiva, è il monito di Hansen che non può che essere quantomeno sul serio per il futuro energetico dell’Europa: «Quel rifiuto di ripensare alla necessità dell’energia nucleare è un errore che costerà caro all’umanità. Gli occhi della storia giudicheranno molto male la Germania».

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