Ieri. Leggo i lanci di agenzia e i titoloni di alcuni articoli sui quotidiani, “Sì a un nuovo referendum sul nucleare” e inizio a preoccuparmi, perché di referendum sul tema ne ho già sperimentati due e debbo confessare che non mi sono parsi le mosse migliori per affrontare con serenità, scienza e coscienza un argomento così complesso…



Oggi. Decido quindi di andare alla fonte e di rivedermi l’intervento del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, all’evento “L’Italia dei Sì” del 25 luglio.

La sintesi. In poco più di un’ora il ministro Salvini, davanti a trecento persone tra ambasciatori, associazioni di categoria, ordini professionali, rettori, esponenti del mondo finanziario, top manager di aziende, ministri, ha parlato nell’ordine di: progetti e cantieri per strade e autostrade, nuove regole su patenti e monopattini, sviluppo della rete ferroviaria, piani casa e riqualificazione urbana, infrastrutture idriche, neutralità tecnologica e combustibili del futuro (idrogeno, biofuel, e-fuel), colonnine di ricarica elettrica in autostrada, Mose, diga foranea di Genova, nuovo codice degli appalti, alta velocità, metropolitane, Giubileo 2025 e Expo 2030. Infine, e non poteva essere altrimenti, di ponte sullo Stretto.



Dati, tempistiche, iniziative da decine e decine di miliardi di valore e lavori (assai impegnativi) per il prossimo decennio almeno. Il commento che mi è sorto al termine del video è stato un sincero “impressive”: riuscissimo a fare anche solo la metà di ciò che è programmato, saremmo veramente un grande Paese.

In verità, a metà dell’intervento, il ministro ha introdotto 3-slide-3 dedicando 2’15” (su 65’ di intervento) a un argomento direttamente collegato al tema “neutralità tecnologica”: il nucleare.

Anche qui, per essere analitici, il ministro ha detto:

– il nucleare non si fa per “tifo”: verissimo, più in generale penso questo sia il male principale che da molti anni, ma soprattutto nell’ultimo decennio, affligge molti tra noi, da alcuni giovani sino ad alcuni esponenti politici di spicco (soprattutto nella Commissione europea), i quali approcciano il tema energia in modo ideologico, pregiudiziale, non realistico, da tifosi appunto;



– l’attuale situazione del nucleare in Europa e nel mondo mostra numerose centrali nucleari attorno all’Italia e flotte di centinaia di reattori in funzione (e decine in costruzione) nel mondo, nei Paesi nostri competitor: sì, questo è il paradosso italiano, che ci ha impedito di avere centrali sul nostro territorio mentre ne “possediamo” sei o sette che lavorano solo per noi tutte le ore e i giorni dell’anno, Oltralpe;

– questa situazione genera un vantaggio competitivo degli altri Paesi europei ed extra-europei nei confronti delle nostre aziende: certamente, in generale per tutte ma soprattutto per le aziende energivore (ceramica, acciaio, chimica, carta, etc.) per le quali l’energia elettrica rappresenta una percentuale importante nel costo di produzione dei beni;

– è necessario un “Tavolo sul nucleare”: imprescindibile, questa sarebbe una mossa decisiva, perché il nucleare è un sistema complesso che richiede di agire contemporaneamente su più versanti e con stakeholder differenti, va affrontato con uno strumento che la stessa Iaea (International Atomic Energy Agency) suggerisce, una sorta di “cabina di regia” che armonizzi e renda efficienti tutte le iniziative che l’Italia dovrà porre in essere nei prossimi anni, se veramente vorrà perseguire questa opzione; e dovrà farlo nel novero di una forte partnership europea;

– in 7 anni si può avere un reattore modulare operativo (target 2032): sì, la tempistica è coerente con i programmi che diverse aziende stanno sviluppando attorno ai concetti di Small Modular Reactor (da 50 a 300 MW elettrici di potenza) e di Micro Reactor (da alcuni MWe), in Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Russia, Cina, Corea del Sud; per qualcuno di questi l’Italia potrebbe addirittura giocare il ruolo di partner, sia nello sviluppo sia nella realizzazione (si pensi ad esempio al recente accordo siglato tra Edison-EdF-Ansaldo Energia-Ansaldo Nucleare per il reattore Nuward, un SMR da 170 MWe); ovviamente il primo della serie dovrà essere realizzato nel “paese di origine”, ma i successivi, soprattutto se avremo compartecipato alla progettazione e alla realizzazione del primo, potranno essere rapidamente dispiegati anche nel nostro Paese;

– aziende e ingegneri e ricercatori italiani vanno all’estero a costruire centrali nucleari: è proprio così, se ne è parlato anche sul Sussidiario, le competenze e le capacità della filiera industriale nucleare italiana sono vive e vegete e ben conosciute e apprezzate in Europa e nel mondo, inoltre molti professionisti italiani hanno raggiunto posizioni di prestigio in aziende e organizzazioni del settore all’estero; quanto alla ricerca nucleare, nonostante l’azzeramento dei finanziamenti sulla fissione dal 2018 ad oggi, non è messa male, anzi: nel 2021 l’Italia ha stabilito il record di partecipazione ai progetti Euratom, con il coinvolgimento di partner italiani in oltre il 50% dei progetti totali selezionati e finanziati dalla Commissione europea (24 su 47).

Infine, in chiusura dei due minuti di speech dedicati all’argomento, il ministro Salvini ha dichiarato che pur di combattere i “no” ideologici, sarebbe “pronto anche a tornare a un referendum, argomentando perché all’Italia convenga tornare al nucleare”. Nell’economia complessiva dell’intervento, mi è parsa una estremizzazione oratoria, volta a rafforzare i concetti espressi sopra, non una mera proposta operativa.

Sebbene un referendum consultivo (tenutosi una sola volta in Italia, nel 1989) o un referendum propositivo (mai accaduto sino ad oggi) siano effettivamente possibili, tuttavia non li considero gli strumenti più adeguati per prendere decisioni strategiche, per di più su temi ad alta complessità, per un Paese. Ma nel caso, occorrerà un gran lavoro preparatorio. Infatti, che il referendum si faccia o meno, sarà necessario informare e condividere il processo decisionale con tutta la popolazione. Per questo l’informazione deve essere capillare, aperta, completa e articolata, rispettosa delle caratteristiche di complessità del tema.

Diciamo che i titoli letti ieri non erano proprio coerenti con questo requisito. C’è molto da lavorare. Ma questo già lo sapevamo…

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