L’ultimatum si sta avvicinando alla scadenza e l’Iran, come già fatto l’8 maggio scorso, rilancia la sua sfida-minaccia agli Usa e all’Unione Europea sul tema del nucleare: «entro 10 giorni supereremo il limite delle riserve di uranio a basso arricchimento consentiti dall’accordo sul nucleare del 2015», il tutto se non arriverà un accordo sul negoziato già stipulato nel 2015 e messo in crisi dall’uscita di Trump e dalle manovre al limite del Governo di Teheran. Il portavoce dell’Agenzia Iraniana per l’Energia Atomica, Behrouz Kamalvandi, durante una visita della stampa locale al reattore di Arak ha mostrato in diretta tv in tutto l’Iran l’ultimatum al resto del mondo: «Abbiamo quadruplicato il ritmo di arricchimento – ha detto Kamalvandi – e accellerato ancora, quindi in 10 giorni supereremo il limite consentito di 300 chili. Ma c’è ancora tempo… se i Paesi europei agiscono», attacca il portavoce dell’Agenzia che lavora per il Governo Rohani. Che l’uranio arricchito sia tornato, quantomeno ufficialmente, ad essere prodotto dall’Iran era uno dei timori più grandi degli Stati Uniti e per il quale aveva stracciato l’accordo negoziato da Obama proprio perché non si fidava delle manovre in atto dell’Iran: ad inizio maggio la Repubblica Islamica ha annunciato di aver sospeso la cessione all’estero dell’eccedenza di 300 chilogrammi di uranio arricchito al 3,67% e di 130 tonnellate di acqua pesante, oggi la provocazione continua e si fa più pressante.



ULTIMATUM IRAN A USA E UE: RISCHIO GUERRA ‘NUCLEARE’?

Non solo, l’annuncio arriva nei giorni già convulsi per gli attacchi alle petroliere nel Golfo dell’Oman con gli Usa che accusano Teheran di aver tentato di boicottare i carichi verso il Giappone che pure si trovava con il Premier Abe in Iran per trovare un punto di contatto tra Stati Uniti e Repubblica sciita. Se agli occhi degli iraniani i Paesi europei firmatari del Jcpoa «non faranno la loro parte per salvare l’accordo potremmo anche pensare di lasciare il Tnp», sussurra in un’intervista all’Agenzia Iraniana il capo della Commissione Parlamentare per il Nucleare, Mojtaba Zonnour. Sforare la soglia imposta dall’intesa nel 2015 per Kamalvandi «è un bisogno della nazione»: secondo la versione di Teheran, l’Iran «necessita di uranio arricchito al 5% per la sua centrale nucleare di Bushehr, porto nel sud del Paese sul Golfo Persico, e fino al 20% per un reattore a Teheran a scopi di ricerca scientifica», spiega il focus del Fatto Quotidiano. Ora si attendono mosse da Ue e Usa anche se, visti i precedenti rapporti non idilliaci e con una Commissione Ue in scadenza la possibilità di salvare il negoziato sul nucleare è più vicina all’insuccesso rispetto alla buona riuscita.

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