Un annuncio fragoroso quello del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ieri al Meeting di Rimini. La soluzione al differenziale di prezzo di energia che azzoppa la competitività delle imprese italiane con costi mediamente doppi rispetto ai concorrenti stranieri è una sola: accanto allo sviluppo delle energie rinnovabili c’è la necessità di sviluppare anche l’energia nucleare. Il Ministro è stato perentorio “non c’è altra soluzione perché, dopo il petrolio chiuderemo i rubinetti anche al gas”. Parole impensabili solo un paio di anni fa nella nazione la quale per prima in Europa sviluppò l’energia civile da atomo per poi fare harakiri nel 1987 facendo sparire il nucleare dalla generazione elettrica nazionale salvo ritrovarselo sotto forma di kilowattora importati dalle centrali francesi, svizzere e slovacche.
Il Ministro è consapevole che nonostante il rifiorire dell’interesse nazionale verso l’energia nucleare il tema rimane spinoso. Per cui insiste sulla visione di un nucleare di nuova concezione che si basa sul doppio concetto di reattori piccoli modulari di ridotta potenza e limitata dimensione e che punta a passare da un’economia di scala dei grandi reattori odierni a un’economia di serie. Progettati per essere assemblati in fabbrica, trasportati facilmente, e installati in sito, si riduce fortemente la complessità dei mega-progetti e il capitale necessario. “Vogliamo realizzare i reattori nucleare di terza generazione quelli componibili, industriali e dimensionabili, nel nostro Paese. Io spero che sia possibile annunciarlo entro quest’anno”, ha concluso il Ministro Urso.
Che il nucleare sia un aiuto indispensabile per decarbonizzare il sistema energetico e tentare di centrare l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra dal 90% al 2040 è una visione condivisa anche da Bruxelles. Lo scorso febbraio la Commissione europea ha lanciato l’alleanza industriale sui mini-reattori modulari (Smr). Da allora la compagine dell’alleanza per sviluppare impianti di energia atomica di piccola taglia non ha smesso di crescere fino a registrare – nell’ultimo censimento di luglio – 286 componenti. Nell’albo degli iscritti compaiono colossi industriali come Siemens, Fincantieri; multinazionali dell’energia come Kepco, Eni, Enel; storici pesi massimi del nucleare tradizionale come la francese Orano che però ha in cantiere 2 progetti di Smr; giganti del digitale come Google e Microsoft; società come Ansaldo Nucleare impegnata nello sviluppo di almeno tre modelli di Smr; e naturalmente Newcleo la startup del nucleare sostenibile guidata dal fisico italiano Stefano Buono il cui progetto di piccoli reattori modulari veloci raffreddati al piombo LFR, è stato selezionato da France 2030 il piano d’investimenti lanciato dal Governo francese per stimolare la crescita tecnologica e la competitività dell’industria nazionale.
Per l’Ue che ha fatto uno strappo criticato dagli ambientalisti più dogmatici, inserendo il nucleare tra le tecnologie idonee a ricevere finanziamenti per raggiungere gli obiettivi di abbattimento delle emissioni (Green Taxonomy), l’alleanza sui mini reattori nucleari serve a creare un’industria interna capace di soddisfare il fabbisogno dei 27 senza dipendere da fornitori esterni, come è successo con la Cina per i pannelli solari. A settembre saranno scelti i progetti di piccoli reattori che l’alleanza intende sostenere, dal punto di vista economico e della ricerca, mentre l’alleanza conta installare i primi Smr entro il 2030. Attualmente sono in corso di costruzione 4 versioni di mini reattori in Argentina, Cina e Russia.
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