Chi fa scenari economici è messo in difficoltà sia dalla varietà di opinioni sulle cause del cambiamento climatico nella comunità scientifica dedicata, sia dalla prevalenza in questa della decarbonizzazione accelerata come unica soluzione: l’input delle scienze fisiche in quelle economiche ha un eccesso di ambiguità. Ci potrebbero essere molteplici concause oltre all’effetto serra, e la decarbonizzazione, che produce un conflitto tra economia e sviluppo, appare di applicazione lunga e ostacolata sul piano globale. Chi scrive ha istruito così, nel 2022, la missione cognitiva del gruppo di ricerca euroamericano (Stratematica) che coordina: l’unico dato certo, finora, è l’aumento delle temperature nel pianeta; l’ecoadattamento avrà priorità nelle ecopolitiche; servirà molta più energia a basso costo e pulita per attuare programmi ecoadattivi.



Nell’estate del 2023 il gruppo, nel corso dei suoi seminari estivi, ha presentato un’ipotesi di matrice ottimale delle fonti energetiche come segue. Al primo posto, come fonti stabili, le centrali nucleari mini a fissione di nuova generazione combinate con varie applicazioni dell’idrogeno. In posizione secondaria le fonti alternative intermittenti, solare ed eolico, con ruolo solo integrativo. La matrice resta aperta a nuove scoperte di impiego del calore geotermico e dello sfruttamento dei flussi idrici. La ricerca continua in base a una seconda istruzione: valutare la creazione di un’ecologia artificiale che renda indipendenti i sistemi umani da variazioni climatiche.



Tale programma si sta dimostrando urgente a causa degli impatti economici dei fenomeni meteorologici. Se la necessità di una terraformazione adattiva per evitare l’inabitabilità del 70% degli ambienti costieri a causa dell’aumento del livello del mare avrà un tempo lungo per produrre ecoadattamento, la produzione di cibo e la messa in sicurezza di insediamenti e infrastrutture richiede tempi più brevi. Appunto, i tempi di decarbonizzazione sono lunghi mentre gli impatti cominciano ad essere troppo pesanti sulle finanze pubbliche di molti Stati. Ciò rende prioritario l’ecoadattamento e secondaria la decarbonizzazione.



Mettere in priorità il nucleare è una soluzione sia ecoadattiva sia decarbonizzante. Senza fare qui pubblicità a marchi specifici, la nuova tecnologia delle mini-centrali nucleari a fissione a sicurezza intrinseca è promettente: cubi di 6 metri per lato, impegno minimo di terreno (2 ettari), si spengono da sole se hanno un problema, possono usare scorie radioattive aiutandone lo smaltimento. Tempi di impianto? Tra il 2030 ed il 2032. Per il capitale di investimento privato questa tecnologia sarebbe un safe asset, ma il consenso non è ancora sufficiente.

Quindi pare razionale segnalare al Governo italiano un programma di informazione e preparazione normativa, gradualmente, per predisporre consenso e facilitazioni per questa ecosoluzione, tra l’altro fattore di competitività internazionale.

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