Gli ultimi dati dell’Istat mostrano, attraverso i numeri e gli indicatori prodotti, lo stato di grande criticità che sta attraversando il nostro Paese in particolare sul fronte del lavoro. Cresce la disoccupazione (sono 2.615mila i disoccupati stimati ad aprile 2012, in aumento di 2,2 punti percentuali rispetto ad aprile dello scorso anno), il cui tasso generale si attesta al 10,2%. Ma la situazione è ancor più critica per i giovani(15-24 anni) per i quali il tasso di disoccupazione è pari al 35,2%, in aumento di 7,9 punti percentuali su base annua. Se, mediamente, nell’intero territorio nazionale un giovane su tre è disoccupato, nel Mezzogiorno siano arrivati ai valori della Spagna che vanta il peggior dato europeo: un giovane su due è disoccupato.
Lo scenario non migliora, anzi peggiora, se guardiamo alcuni dati previsionali recentemente elaborati e che mostrano forti differenze a livello europeo (elaborazione dati Crisp – Centro di ricerca interuniversitario per i servizi di pubblica utilità). Il tasso di disoccupazione medio per l’Europa (Ue 15) si prevede rimanga tra il 10% e l’11%. La Germania si dovrebbe attestare nel prossimo dicembre al 5% circa, l’Inghilterra in un intorno dell’8%, la Francia al 10%; l’Italia, invece, si prevede si attesti all’incirca sul dato di aprile per i prossimi mesi (fino all’estate) per poi arrivare, tra settembre e dicembre, a un valore tra il 12% e il 13%.
Purtroppo, il dato attuale e quello previsionale non saranno facilmente mutabili considerando, da una parte, lo stato attuale e, dall’altra, che la riforma Fornero, in discussione in Parlamento, rischia, pur se con alcuni e doverosi aggiustamenti in corso, di irrigidire la situazione in molti segmenti del mercato del lavoro (si vedano in merito diversi articoli pubblicati su ilsussidiario.net).
Sembra delinearsi una situazione senza via d’uscita che potrebbe favorire lo sviluppo di un sentimento comune in cui prevalga, con la crescita della disoccupazione, l’incertezza, la sfiducia e lo scoraggiamento. Ma proprio in questi giorni abbiamo avuto una testimonianza di certezza e speranza da Benedetto XVI. Nel recente Incontro mondiale delle famiglie, tenutosi a Milano, il Papa ha mostrato una posizione umana che provoca profondamente la nostra ragione.
Nei suoi diversi interventi ha parlato delle difficoltà economiche e sociali, riproponendo una visione dell’economia fondata sull’essere più che sull’avere, ha rimesso al centro la carità come primario fattore dell’agire, ha mostrato una profonda partecipazione alla sofferenza umana dovuta alle difficoltà e criticità oggi presenti, causate dalla crisi economica o dal terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna.
La testimonianza del Papa risollecita ciascuno di noi, in qualunque situazione e condizione siamo e ciascuno con la propria responsabilità, a ripartire dalla costruzione di tentativi di risposta agli infiniti bisogni che incontriamo. Tentativi basati su valori fondanti la storia del nostro Paese come la gratuità, la solidarietà, la responsabilità, la fiducia e che muovono dal recupero di una concezione di persona, lavoro e impresa basata sulla consapevolezza che al centro dell’azione economica c’è sempre un soggetto che vive il lavoro come desiderio di trasformazione della realtà.