Ieri, alla presenza del Ministro Giovannini, è stato presentato l’annuale monitoraggio dei fabbisogni occupazionali delle imprese di Excelsior. Questo strumento informativo, realizzato da Unioncamere e dal ministero del Lavoro, si colloca, dal 1997, tra le maggiori fonti disponibili in Italia sui temi del mercato del lavoro e della formazione. L’ampiezza e la ricchezza delle informazioni disponibili contenute in tali rapporti rappresentano, infatti, una guida estremamente utile a supporto di tutti i decisori istituzionali e degli operatori professionali che sono impegnati nel settore della formazione e del mercato del lavoro.
In particolare, i dati relativi ai programmi di assunzione per l’anno 2013 sono frutto di un’indagine che ha riguardato un campione di oltre 94 mila imprese dell’industria e dei servizi. A una prima lettura emerge come la crisi, soprattutto dei consumi, continui a colpire duramente il nostro Paese anche quest’anno. Tuttavia, una parte del sistema produttivo (il 13,2%, di tutte le imprese dell’industria e dei servizi), malgrado tutto, continua a reggere e quest’anno ha assunto, o prevede di farlo, nuovo personale.
Le note difficoltà della domanda interna determinano, comunque, un calo dei contratti complessivamente attivati (112 mila in meno di quelli preventivati nel 2012) e, quindi, un protrarsi della caduta dell’occupazione (ammonta a -250 mila il saldo tra i 750 mila nuovi ingressi complessivamente previsti e il quasi milione di uscite programmate dalle imprese). Questa dinamica tenderà a colpire prevalentemente tutti quegli ambiti (territoriali, di dimensione d’impresa, settoriali) più strettamente dipendenti dal mercato interno. Nel Mezzogiorno, ad esempio, è atteso il 35% del saldo negativo complessivo. Parimenti le imprese con meno di 10 dipendenti prevedono di ridurre la propria forza lavoro di 142.600 unità (-59 mila il saldo nelle costruzioni, -24.500 nel commercio al dettaglio e – 25.600 nel turismo).
La quota di nuovi inserimenti tende, quindi, a crescere con la dimensione d’impresa, mentre tra i territori è il Nord Est l’area che esprime un’inclinazione più diffusa ad assumere. Tra i diversi settori industriali, altresì, quello che maggiormente si caratterizza per la propensione ad assumere è quello chimico-farmaceutico (lo farà il 34,7% delle imprese), seguito dalle industrie della gomma e delle materie plastiche (quasi 20%). Tra i servizi, la quota più significativa di imprese che assumono è stata rilevata nella Sanità e nell’assistenza sociale (24,5%) e tra i Servizi finanziari ed assicurativi (22,6%).
Unioncamere segnala, inoltre, come siano più ricercati, rispetto agli anni scorsi, i laureati e i diplomati nel momento in cui le imprese stanno cercando un sempre maggior numero di profili professionali tecnici e operai specializzati. L’orientamento verso una maggiore qualificazione dei fabbisogni occupazionali si conferma così attraverso la domanda di istruzione. I laureati copriranno, infatti, il 15,9% (rispetto al 14,5% registrato nel 2012) dei nuovi posti di lavoro, mentre ancor più rilevante è l’incremento della richiesta di diplomati (dal 40,9% al 43,5%). Il titolo di studio si dovrebbe accompagnare, almeno nei programmi delle imprese, anche a un orientamento leggermente più diffuso verso la stabilizzazione delle figure che verranno inserite.
Anche i dati Excelsior ci ricordano, quindi, pur in quadro economico che rimane complessivamente difficile, quanto continui a essere cruciale il tema della qualificazione del capitale umano e come le competenze siano ancora, più che incentivi economici o altri strumenti tampone, lo strumento più efficace per combattere la crisi e vincere la sfida della ripresa e del rilancio dell’economia.
In collaborazione con www.amicimarcobiagi.com