Sarà il nostro Paese in grado di fare un serio e credibile accordo di governo “alla tedesca” in assenza di una “culona inchiavabile”(cit.) come Angela Merkel? Nei prossimi giorni capiremo se la versione made in Italy sarà più alla fiorentina, alla pisana o all’agrigentina. La speranza è che, in ogni caso, sia nell’interesse del Paese. Una volta capita la forma del documento e le modalità di definizione dell’accordo ci sarà, quindi, il tempo di approfondire meglio i contenuti e le strategie di fondo. Al centro, in ogni caso, non vi potranno che essere scelte difficili e strutturali per il rilancio del lavoro e dell’occupazione, per lo sviluppo del nostro sistema di impresa e per promuovere azioni a sostegno delle famiglie.



L’Istat, infatti, con il periodico rapporto mensile, ci ricorda amaramente come, a novembre 2013, gli occupati siano 22 milioni 292 mila, in leggera diminuzione dello 0,2% rispetto al mese precedente (-55 mila) e del 2,0% su base annua (-448 mila). La crisi, insomma, per il Paese reale ancora è lontana, ahimè, dal finire e continua a colpire duro sul nostro tessuto produttivo, i lavoratori e le loro famiglie.



Il tasso di occupazione, pari al 55,4%, diminuisce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 1,0 punti rispetto a dodici mesi prima. Il numero di disoccupati raggiunge, quindi, la poco invidiabile cifra di 3 milioni 254 mila, aumentando dell’1,8% rispetto al mese precedente (+57 mila) e del 12,1% su base annua (+351 mila). Una crescita tendenziale della disoccupazione che è più tra gli uomini (+17,2%) che tra le donne (+6,1%). Il tasso di disoccupazione cresce ancora arrivando così al 12,7%, in aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 1,4 punti nei dodici mesi.



Con particolare riferimento al dramma della disoccupazione giovanile, il nostro istituto di statistica sottolinea come i senza lavoro tra i 15-24enni siano ben 659 mila (l’11,0% di questa fascia d’età). Rimane, ovviamente, critica la situazione dei Neet, ossia di quei giovani che non lavorano (e non cercano lavoro) e non sono coinvolti in un percorso d’istruzione o formativo.

Si pensi, inoltre, che, secondo Italia Lavoro (l’agenzia tecnica del ministero del Lavoro) 1.967.888 famiglie (cioè il 28,9% di quelle con almeno un componente di 15-29 anni) hanno almeno un Neet tra i suoi membri e il 12,7% ne ha addirittura più di uno (percentuali più preoccupanti si registrano nelle maggiori regioni del Sud, ad esempio in Campania si arriva al 42,9%).

L’impegno principale per l’Italia del 2014 sembra, quindi, essere chiaro ed evidente. Al governo dei quarantenni spetta ora di trovare le soluzioni in questa nuova forma aggiornata e rivista del “Contratto con gli italiani” parlando le parole della verità e della responsabilità.

 

In collaborazione con www.amicimarcobiagi.com

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