Con l’approvazione della strategia Europa 2020, l’Europa scommetteva con forza sul rilancio dell’economia continentale. In un mondo, infatti, in profondo cambiamento, l’Europa si proponeva di diventare un’economia in grado di essere, allo stesso tempo, intelligente, sostenibile e solidale. La promozione di queste tre diverse dimensioni della crescita, che almeno teoricamente si dovrebbero rafforzare a vicenda, avrebbero così dovuto aiutare l’Europa, e quindi i diversi Stati membri, a conseguire sempre più elevati livelli di occupazione, produttività e coesione sociale.
Con particolare riferimento alla lotta alla povertà e all’emarginazione ci si proponeva di avere, in Europa, nel 2020, almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in meno. Un recente report di Eurostat evidenzia, tuttavia, come nel 2013, fossero ben 122 i milioni di persone, ovvero il 24,5% della popolazione, nell’Ue a rischio di povertà o di esclusione sociale. Questo significa che queste persone erano in almeno in una delle seguenti tre condizioni: a rischio di povertà anche dopo il godimento delle prestazioni sociali contro la povertà, gravemente deprivate dal punto di vista materiale o che vivono in famiglie con bassissima intensità di lavoro.
Se la percentuale delle persone a rischio di povertà o di esclusione sociale nell’Europa a 28 era, nel 2013, al 24,5%, leggermente diminuita rispetto al 2012 (24,8%), era, in ogni caso, più alta rispetto a quella registrata nel 2008 (23,8%) prima della crisi. In questo quadro, in Italia, come registrato da Istat, nel 2013, ben il 28,4% delle persone residenti nel nostro Paese era a rischio di povertà o esclusione sociale.
Un rischio, quello della povertà e dell’esclusione sociale, che mostra la diminuzione più accentuata al Centro e al Nord (-7,7% e -5,9% rispettivamente), mentre nel Mezzogiorno, sebbene si registri una diminuzione del 3,7%, il valore si attesta pur sempre al 46,2% (un dato più che doppio rispetto al resto del Paese). Il nostro istituto nazionale di statistica sottolinea, quindi, come, in Italia, il 20% più ricco delle famiglie percepisca il 37,7% del reddito totale, mentre il 20% più povero si debba accontentare solamente del 7,9%.
Di fronte a tali dati viene da chiedersi se l’Europa, e il nostro Paese, saranno in grado di raggiungere, entro il 2020, gli ambiziosi obiettivi che si sono posti. La soluzione passa, sicuramente, e prioritariamente, dal rilancio dell’economia, quindi dell’occupazione. C’è da augurarsi, perciò, che le nuove regole del mercato del lavoro progettate dal Governo Renzi portino i frutti sperati, anche al fine di rendere questa nostra società maggiormente inclusiva.
Certamente, però, è anche necessario che tutti i soggetti interessati, a partire dalle istituzioni e dalle parti sociali più responsabili, lavorino per creare un rinnovato clima di reciproco rispetto e fiducia, senza il quale, peraltro in un momento difficile per l’economia, non si può tenere coesa una comunità. Proviamo, insomma, tutti insieme a rottamare, almeno un po’, di povertà.
In collaborazione con www.amicimarcobiagi.com