L’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), l’Intergruppo Giovani del Parlamento europeo e l’Intergruppo Giovani del Parlamento italiano hanno organizzano lo scorso 24 marzo a Roma, presso la Camera dei Deputati, un seminario dedicato alla cosiddetta “Garanzia Giovani”. Il seminario è stata così l’opportunità per analizzare meglio aspetti alcuni aspetti della misura,che anche l’Italia si appresta ad avviare da maggio, quali il suo funzionamento, i costi/benefici e l’impatto dei Piani Garanzia Giovani nelle realtà dei differenti paesi europei nei quali già opera.



Si è ricordato, quindi, in tale sede, come siano stati i paesi del Nord Europa ad applicare per primi tale progetto tra gli anni ‘80 e ’90: la Svezia (1984), la Norvegia(1993), la Danimarca (1996) e la Finlandia (1996). Più recentemente, altri paesi (l’Austria, la Germania, i Paesi Bassi e la Polonia, ad esempio) hanno avviato programmi simili.



Ciò premesso si deve sottolineare come i dati relativi all’impatto e all’efficacia della Garanzia Giovani siano piuttosto limitati. Gli studi realizzati indicano, tuttavia, che la youth guarantee può essere efficace nel raggiungere l’obiettivo fondamentale di facilitare la transizione dei giovani nel mercato del lavoro. La Garanzia Giovani può, infatti, rivestire un ruolo importante nel mantenere i giovani connessi al mercato del lavoro o al sistema di istruzione, prevenendo così, almeno in parte, gli effetti negativi della disoccupazione di lunga durata o la fuoriuscita dal mercato del lavoro.



L’Ilo offre, inoltre, una prima stima relativa ai costi che si devono sostenere per attuare la Garanzia Giovani: una cifra che indicativamente va tra lo 0,5% e l’1,5% del Pil (inclusi i costi amministrativi e le indennità). I costi variano, tuttavia, in funzione dell’esistenza o meno di strutture adeguate per una corretta attuazione della misura su larga scala e della dimensione della popolazione interessata. Da questo punto di vista nel nostro Paese potrà incidere in maniera rilevante la capacità di coinvolgere nella gestione della garanzia le scuole/università, i soggetti privati (ad esempio, le Agenzie per il lavoro), l’associazionismo e il Terzo settore.

Emergono, quindi nel complesso, anche tenendo conto degli effetti di breve e lungo termine per gli individui e la società causati dalla disoccupazione e dalla inattività dei giovani, i vantaggi della Garanzia Giovani che si ritiene superino, in ogni caso, i costi del non intervento.

Nel nostro Paese, anche in vista della concreta implementazione a partire da maggio, molte attese si stanno concentrando così sulla youth guarantee che certamente rappresenta, per l’Italia, una novità importante nella definizione e gestione delle politiche del lavoro. Tuttavia, l’Ilo stesso ci ricorda, fin dal 2012, che sebbene la Garanzia possa attenuare gli effetti negativi della disoccupazione di lunga durata e l’allontanamento dei giovani dal mercato del lavoro, affinché l’economia, e quindi l’occupazione, riparta, sono necessarie, prima di tutto, riforme strutturali di lungo termine che richiedono un complesso di interventi sia a livello macroeconomico che microeconomico.

Per l’esecutivo Renzi, quindi, l’approvazione del decreto Jobs Act, nel quale si incardina la Garanzia Giovani, non deve/può rappresentare, al netto di alcuni facili entusiasmi, un punto di arrivo, bensì il primo mattone su cui ricostruire l’Italia dei prossimi decenni.

 

In collaborazione con www.amicimarcobiagi.com

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