Gli obiettivi di prolungare la vita lavorativa e aumentare, allo stesso tempo, i tassi di occupazione dei lavoratori anziani sono stati indicati tra le priorità esplicite nella politica europea per quasi due decenni. In particolare nel 2010, quando il Consiglio europeo si è proposto, con l’adozione della strategia Europa 2020, di perseguire l’ambiziosa missione di aumentare il tasso complessivo degli europei attivi, tra i 20 e i 64 anni, dal 69% al 75% nel 2020.
Un elemento chiave per riuscirvi sarà così la capacità di far convivere una maggiore partecipazione al lavoro degli anziani e dei giovani, delle persone con bassi livelli di competenze e dei migranti professionali. La grande sfida, quindi, dei prossimi anni non potrà essere concentrata esclusivamente sui giovani, ma anche sui lavoratori “maturi” quelli, insomma, over 50.
Si pensi infatti che, come evidenzia Eurociett, nel 2012 vi erano in Europa ben 190 milioni di persone con oltre 50 anni, contro i 178 di solamente cinque anni prima. Nello stesso periodo, inoltre, la percentuale della popolazione over 50 è aumentata, nel nostro continente, dal 35% al 37%. Se questo dato ci ricorda come, fortunatamente, gli europei vivano sempre più a lungo, ci pone altresì il problema, anche in termini di sostenibilità dello Stato sociale, di promuovere per questi soggetti politiche mirate di invecchiamento attivo anche al fine di non disperdere il patrimonio di esperienza di cui sono in possesso. Queste persone possono infatti ancora offrire un utile contributo allo sviluppo della nostra società sotto varie forme: lavoro retribuito ma anche assistenza informale e volontariato.
Sebbene, quindi, molti over 50 abbiano in questi anni abbiano vissuto l’esperienza della riduzione dell’orario di lavoro o del salario (o addirittura abbiano perso il lavoro) o siano stati “invitati” ad andare in pensione, è, tuttavia, da registrare come, anche durante la crisi, i tassi di occupazione dei “meno giovani” siano aumentati o rimasti stabili. Nel complesso possiamo così dire che sia tassi di occupazione che di disoccupazione (passato dal 5,5% del 2007al 7,4% in 2012) delle persone di età tra i 50 e i 64 anni sono aumentati nell’ultimo quinquennio.
Sebbene, quindi, questo tasso di disoccupazione sia più basso che per i più giovani e l’aumento è meno significativo, cresce il rischio esclusione per i disoccupati over 50 che hanno, peraltro, poche reali speranze di reinserirsi nel mercato del lavoro. In questo quadro c’è da sperare che già dai prossimi mesi l’Europa guidata (pro tempore) dal giovane Matteo Renzi affronti pure questa questione che rischia, nel prossimo futuro, di divenire sempre più cruciale per il mantenimento del nostro modello sociale.
Viene così da chiedersi se forse non stia arrivando il momento di iniziare a pensare, nella prospettiva dell’Europa del 2030, alla definizione anche di una Senior Guarantee.
In collaborazione con www.amicimarcobiagi.com