Le cronache estive si caratterizzano, oltre che per lunghe discussioni sulle hit dell’estate, i cosiddetti “tormentoni”, e la moda da spiaggia dei vip, per le informazioni puntuali e costanti sui weekend da bollino rosso sulle strade. Negli ultimi anni, tuttavia, è da sottolineare come siano sempre di più le famose partenze intelligenti. A modificare i nostri costumi è certamente intervenuta l’esplosione delle compagnie aeree low cost, ma, ahimè, soprattutto la crisi economica che ha “suggerito” a sempre più italiani scelte più oculate per le proprie vacanze.

Proprio, quindi, nei giorni dell’esodo estivo, sembra quasi un paradosso, l’Istat ci offre un’interessante analisi di come e quanto gli italiani si muovono, tutti i giorni, per lavoro o per studio. Emerge, prima di tutto, come questo sia un fenomeno assolutamente significativo. Sono, infatti, quasi 29 milioni (ben il 48,6% della popolazione residente nel nostro Paese) le persone che ogni giorno effettuano spostamenti per recarsi sul posto di lavoro o di studio. Rispetto a solamente dieci anni fa la popolazione dei “migranti” per lavoro è aumentata di ben 2,1 milioni. Due terzi di questa città itinerante che quotidianamente si sposta lo fa per motivi di lavoro e un terzo per raggiungere la scuola o l’università.

Chi si muove per motivi di lavoro fa generalmente più strada rispetto agli studenti. Nell’ultimo decennio, inoltre, si sono allungati i tempi destinati alla mobilità. Scende sensibilmente la quota di coloro che impiegano fino a 15 minuti per raggiungere il luogo di studio o di lavoro, mentre aumentano le quote di chi ha tempi di percorrenza tra i 16 e 30 minuti (da 24,8% a 26,4%) e oltre i 45 minuti (dall’8% al 10,7%). L’automobile resta la scelta più diffusa come mezzo di trasporto: la usa il 44,9% degli italiani come conducente e il 15,9% come passeggero. Soltanto il 13,4% opta per i trasporti pubblici (o sempre più privati) collettivi come treno, tram, metropolitana, corriera, il 3,5% ricorre ai mezzi a due ruote (moto e scooter) e un altro 3,3% va in bicicletta.

Rispetto al 2001, anno della precedente rilevazione, l’automobile si usa di più come passeggero e sono aumentati sia gli utenti dei trasporti pubblici che gli utilizzatori della bicicletta, mentre risultano in calo l’uso delle due ruote e le “passeggiate”. La geografia degli spostamenti risulta, inoltre, differenziata sul territorio per via della diversa struttura per età e delle diverse situazioni economiche dei territori. Le regioni dove ci si sposta di più per motivi di lavoro sono, ovviamente, quelle del Nord, dove generalmente i tassi di occupazione sono più elevati. In tutti i comuni dell’Italia settentrionale e centrale con almeno 250 mila abitanti la percentuale di residenti che si sposta per motivi di lavoro è superiore alla media nazionale (oltre il 70% a Torino, Milano e Genova). Nei grandi comuni gli spostamenti intra-comunali raggiungono percentuali sempre superiori all’80% (96,3% a Palermo, 96,1% a Genova e 95,8% a Roma).

È, indubbio, quindi come uno degli elementi che incide decisamente sulla qualità della vita dei lavoratori sia la possibilità di accedere a servizi di mobilità di qualità. Un’esigenza, certamente, più sentita nelle grandi aree metropolitane quali Roma e Milano. Raggiungere gli ambiziosi obiettivi di Europa 2020 significa per il nostro Paese anche dotarsi di nuove infrastrutture che garantiscano una mobilità dei cittadini e dei lavoratori che sia sempre più sostenibile per l’ambiente e in linea con le legittime richieste di una migliore qualità della vita quotidiana anche in termini di armonizzazione lavoro-famiglia.

Anche dalle scelte cruciali in materia di mobilità delle persone passa, infatti, la possibilità per le nostre città e il Paese tutto di imboccare la strada di una ripresa economica sempre più smart e sostenibile. Speriamo che, anche in questo caso, l’Italia non perda l’ennesimo treno (regionale?) e scelga di andare ad alta velocità.

 

In collaborazione con www.amicimarcobiagi.com