Nella giornata di ieri, il Consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti ha approvato il nuovo piano industriale del Gruppo che prevede una forte azione di stimolo allo sviluppo dell’economia italiana secondo criteri di sostenibilità e logica di lungo periodo. L’intervento punta a supportare la crescita del Paese mettendo a disposizione risorse per 160 miliardi di euro in un arco temporale quinquennale.

In questi giorni si è anche saputo che nel terzo trimestre – fonte Eurostat – il numero di persone occupate nell’Eurozona è salito dello 0,3% rispetto al secondo, e dell’1,1% rispetto a un anno prima. In Italia l’occupazione è cresciuta di più della media negli ultimi tre mesi, ma meno su anno, registrando rispettivamente +0,4% e +0,9%.

I segnali di ripresa che l’economia presenta, in Italia come in Europa, sono importanti e vanno sostenuti: non a caso Mario Draghi ha di recente annunciato che la Bce è pronta a nuove iniezioni di denaro. Una settimana, insomma, che ha offerto importanti elementi che fanno guardare a un nuovo scenario economico con fiducia.

Si consideri inoltre che in Europa in questo momento ci sono 20 milioni di posti vacanti, in Italia sono 1.339.730 (fonte Face4Job, il portale sociale di matrice italiana). I settori più dinamici a livello globale sono il digital, l’industria manifatturiera e il retail. Nonostante i gufi d’Italia, i numeri esprimono un trend economico e occupazionale interessante.

Venendo alle specificità del nostro Paese, i numeri significativi della produzione industriale manifatturiera non sono una sorpresa perché da almeno tre trimestri sappiamo che è proprio il settore che ha trainato la nostra economia di casa, in particolare verso l’estero.

La nostra manifattura, al di là delle sofferenze che ha patito negli anni della grande contrazione, è ciò che può portare l’Italia a essere nuovamente una delle economie più vivaci del pianeta. Le nostre eccellenze innovative stanno capendo che il futuro è entrare nelle grandi “catene del valore”, dove il piccolo si unisce al grande e produce un insieme figlio di prodotti singoli ad alto valore aggiunto: solo il 2% della componentistica assemblata da Apple per iPhone è di produzione della casa madre; il grande colosso tecnologico americano acquista il restante 98%.

Il made in Italy e il genio italiano sapranno inserirsi sempre di più in questi grandi network del valore? La domanda è certamente aperta, ma oggi più che mai viene da guardare con ottimismo a questa sfida. Per usare parole care a Stefano Micelli, “il futuro è artigiano”; e, quindi, italiano.

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