Da molti anni l’Istat ci racconta, con le sue rilevazioni, come, e se, sta cambiando il nostro Paese. È, insomma, con le sue analisi statistiche uno dei soggetti più obiettivi nel misurare la corrispondenza tra le dichiarazioni della politica, e dei vari governi che nel tempo si sono alternati, e la verità controfattuale dei dati.



È di ieri, ad esempio, l’ultima rilevazione in materia di occupati e disoccupati. Questo rapporto, nel quale è opportuno sottolineare si fa riferimento a febbraio 2015, offre, quindi, una prima opportunità, per quanto ancora provvisoria, di valutare gli effetti sul nostro mercato del lavoro della legge di stabilità e del cosiddetto “Jobs Act”. In tal senso è opportuno ricordare che il d. lgs. 23/2015, quello sul contratto “a tutele crescenti”, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale solo i primi i giorni di marzo e che, quindi, i dati del nostro istituto di statistica non possono ancora registrarne gli effetti del provvedimento, ma possono fotografare solamente, se esiste, una tendenza dovuta all’effetto annuncio.



L’Istat registra come, rispetto a febbraio 2014, l’occupazione sia cresciuta dello 0,4% (+93 mila persone) e il tasso di occupazione di 0,2 punti. A questo dato si accompagna quello su base mensile che mostra come, dopo la crescita di dicembre e la sostanziale stabilità di gennaio, a febbraio 2015 gli occupati diminuiscano dello 0,2% (-44 mila). Il tasso di occupazione, pari ora al 55,7% (lontanissimo dagli ambiziosi obiettivi di Europa 2020), cala, quindi, nell’ultimo mese di 0,1 punti percentuali.

Anche il numero di disoccupati aumenta su base mensile dello 0,7% (+23 mila). Dopo il forte calo registrato a dicembre, seguito da un’ulteriore diminuzione a gennaio, a febbraio il tasso di disoccupazione sale di 0,1 punti percentuali, tornando al 12,7%, lo stesso livello di dicembre 2014 e di 0,2 punti più elevato rispetto al febbraio dello scorso anno. Il numero, inoltre, di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni mostra un lieve incremento nell’ultimo mese (+0,1%), rimanendo su valori prossimi a quelli dei due mesi precedenti. Il tasso di inattività si mantiene così stabile al 36,0%, contro il 36,4% di febbraio 2014. Su base annua gli inattivi diminuiscono così dell’1,4% (-204 mila).



Il rapporto, insomma, non mostra sensibili cambiamenti rispetto alla situazione prima dell’approvazione del “Jobs Act”. Lo stesso istituto di statistica specifica, inoltre, che i dati presentati nel rapporto non sono confrontabili con quelli comunicati dal governo con riferimento alle 79 mila attivazioni di nuovi contratti a tempo indeterminato. I dati trattati sono, infatti, di diversa natura e si precisa che non necessariamente si può parlare di nuovi occupati. I contratti incentivati dalla Legge di stabilità possono, difatti, anche essere transizioni al tempo indeterminato da rapporti a termine o da altri tipi di contratti flessibili e/o precari.

Il quadro sarà più chiaro già dal prossimo mese. Tuttavia, non vorremmo amaramente scoprire che, parafrasando un vecchio adagio popolare, anche i tweet hanno le gambe corte.