Ieri il ministero del Lavoro ha comunicato i dati di aprile relativi alle assunzioni, cessazioni e trasformazioni derivanti dal sistema informativo che gestisce le Comunicazioni obbligatorie. Un dato che rappresenta le dinamiche in atto, soggetto a stagionalità, e certamente interessante per monitorare l’andamento del mercato del lavoro.
Si conferma quello che sta avvenendo da inizio d’anno (avvio degli incentivi governativi e negli ultimi due mesi del Jobs Act): aumenta la quota di utilizzo di contratti indeterminati per le assunzioni e il numero complessivo di quest’ultime (rispetto all’aprile 2014).
I contratti a tempo indeterminato sono oltre 171 mila e incidono per il 22,7%: nello stesso periodo del 2014 erano oltre 112 mila e incidevano per il 15,7% sul totale dei contratti avviati. Complessivamente si assiste a un aumento pari al 5,4% nell’aprile 2015 rispetto all’aprile 2014. Cala significativamente l’apprendistato che passa da oltre 24 mila contratti nel 2014 a 18,4 mila nel 2015. Aumentano le trasformazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato: nell’aprile 2015 sono pari a circa 35.8 mila contro le 19 mila dello stesso periodo del 2014. Da ultimo, il saldo tra assunzioni e cessazioni è fortemente positivo, pari a oltre 210 mila unità.
In sintesi, possiamo dire che siamo in presenza di dinamiche che mostrano segnali certamente positivi sia per l’andamento complessivo, sia per l’aumento dell’utilizzo di contratti indeterminati per le assunzioni (e delle trasformazioni da determinato a indeterminato). La strada intrapresa certamente porterà nell’anno in corso a ulteriori miglioramenti del mercato del lavoro del nostro Paese che aveva toccato il fondo e segnali di ripartenza sono evidenti. Ma per avere conferma di questi andamenti bisognerà attendere: siamo ancora agli inizi, i contratti permanenti sono pari al 25% dei contratti avviati complessivamente e la disoccupazione per ridursi richiederà ancora molto tempo.
Siamo in un Paese in cui sembra che il problema sia schierarsi tra coloro che hanno una visione positiva o tra coloro che hanno una visione negativa. Forse occorre solo essere realisti e lavorare per costruire un sistema complesso (come è il mercato del lavoro) più rispondente alle esigenze delle persone, delle imprese e della società in cui viviamo. In questa direzione, visto la positività in atto, non possiamo scordarci che occorre avere una visione prospettica di quanto occorre fare non dimenticando che i cambiamenti strutturali del mercato del lavoro, avvenuti in questi anni, richiedono interventi di innovazione che vanno ben oltre gli interventi, certamente positivi, sulla revisione dei contratti.
La mobilità delle persone, l’esperienza del cambiamento (contrattuale, settoriale, professionale, ecc.) sono caratteristiche del nostro mercato e azioni che migliorino la trasparenza delle opportunità lavorative, servizi di supporto nelle fasi di scelta e cambiamento sono esempi di bisogni che se dimenticati (ancora) ci faranno trovare tra pochi mesi all’amaro riconoscimento di un sistema poco efficiente e poco efficace.
Di fronte alla positività dei dati di questi giorni non si tratta di schierarsi politicamente tra chi canta vittoria e chi vede solo desolazione, ma lavorare per continuare il più rapidamente possibile un processo di innovazione dell’intero mercato del lavoro.