È di ieri la pubblicazione da parte dell’Inps del suo periodico rapporto sul “precariato”. Come ormai da tradizione, i dati sono utilizzati per cercare di capire qual è lo stato di salute della nostra economia, a partire ovviamente dal mercato del lavoro, e per valutare e giudicare l’azione del Governo e, in particolare, per dare un “voto” a quella che, almeno fino al 5 dicembre, è la riforma più significativa approvata finora ossia il Jobs Act.



Un primo dato emerge: nei primi otto mesi del 2016, ovviamente nel settore privato, si registra un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari a +703.000. Numeri superiori a quelli registrati nei primi otto mesi del 2014 (+540.000), potremmo dire pre Jobs Act, ma significativamente inferiori a quello del corrispondente periodo del 2015 (+813.000), primo anno di applicazione della nuova legge sul mercato del lavoro, peraltro supportata da un generoso, e irripetibile, sostegno economico.



Le assunzioni, sempre riferite ai soli datori di lavoro privati, nel periodo gennaio-agosto 2016 sono risultate, quindi, 3.782.000, con una riduzione di 351.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015. Il rallentamento delle assunzioni ha riguardato, principalmente e ovviamente, i contratti a tempo indeterminato “a tutele crescenti”: -395.000, pari a un molto rilevante -32,9% rispetto ai primi otto mesi del 2015. Un dato, è opportuno segnalare, coerente con quanto già segnalato in precedenza dallo stesso Osservatorio dell’Inps.

Un calo, questo, che va messo in relazione al forte, e per molti aspetti anomalo, incremento dei contratti a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui queste assunzioni (comprese le “stabilizzazioni”) potevano beneficiare, come noto, dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di ben tre anni. Per i contratti a tempo determinato, nei primi otto mesi del 2016, si registrano 2.385.000 assunzioni, in (leggero) aumento sia sul 2015 (+2,5%), sia sul 2014 (+5,5%).



Per i contratti in apprendistato si osserva, quindi, una crescita, rispetto all’analogo periodo del 2015, del 18%. Tali contratti, infatti, venuto meno il maxi incentivo Renzi del 2015, tornano, complice anche Garanzia Giovani, estremamente competitivi nel caso un’azienda voglia procedere a un’assunzione di un ragazzo under 30.

In questo quadro si pone la nuova Legge di stabilità illustrata, come sempre con slide coloratissime, dal nostro presidente del Consiglio. La sensazione, chiedere a Mario Monti, è che siamo di fronte all’ennesima finanziaria, più elettorale del solito, fatta di molti “bonus” qua e là distribuiti. Colpisce, ad esempio, la misura sulle pensioni che sembra guardare (molto) ai pensionandi, ed elettori, di oggi, dimenticandosi di quelli che, forse, verranno.