È di ieri la pubblicazione del periodico rapporto di Istat sulla salute del nostro mercato del lavoro. E come ogni volta, almeno da un anno a questa parte, si scatena la “guerra” tra il Governo, a difesa del Jobs Act, e i pericolosi “gufi” che, ancora, non vogliono accettare che l’Italia stia, finalmente, cambiando verso. Ciò premesso andiamo a vedere cosa, nello specifico, ci ha detto ieri il nostro istituto di statistica.
Si deve evidenziare, quindi, prima di tutto, come, dopo la crescita di gennaio 2016 (+0,3%, pari a +73 mila), a febbraio la stima degli occupati diminuisca dello 0,4% (-97 mila persone occupate). Un calo, questo, che coinvolge democraticamente sia gli uomini che le donne e si concentra nel target di lavoratori tra i 25 e i 49 anni. Il tasso di occupazione, pari al 56,4%, cala così di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente. È da notare, inoltre, come questo calo sia determinato fondamentalmente dai lavoratori dipendenti (-92 mila i permanenti e -22 mila quelli a termine), mentre registrano un lieve recupero i lavoratori autonomi (+17 mila).
Da sottolineare, in particolare, come per i lavoratori a tempo indeterminato si sia di fronte alla prima flessione dall’inizio del 2015. Dopo, infatti, la forte crescita registrata a gennaio 2016 (+0,7%, pari a +98 mila), presumibilmente, secondo Istat ma non solo, associata alla fine del meccanismo di incentivi introdotto dalla legge di stabilità 2015 (la cosiddetta “decontribuzione”), il calo registrato nell’ultimo mese riporta la stima dei dipendenti con il “posto fisso” ai livelli di dicembre 2015, mentre per i contratti a termine prosegue la tendenza negativa già osservata dallo scorso agosto.
In questo quadro la stima dei disoccupati è in lieve aumento (+0,3% pari a +7 mila), in crescita tra gli uomini e in calo tra le donne. Il tasso di disoccupazione si ferma, così, all’11,7%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a gennaio.
Deve destare particolare attenzione il dato degli inattivi che, tra i 15 e i 64 anni, aumenta dello 0,4% (+58 mila) rispetto al mese precedente. Una crescita, questa, che è determinata prevalentemente dalle donne e riguarda, in particolare, gli over 25. In questo quadro il tasso di inattività sale ancora al 36,0% (+0,2 punti percentuali).
I dati sono, è bene ricordarlo ancora una volta, provvisori e la riforma merita, per onestà intellettuale, più tempo per essere valutata. La sensazione, tuttavia, confermata anche da molti recenti rapporti (non solo l’Istat), è che il “Jobs Act” senza la “droga” degli incentivi funzioni poco. Insomma, ancora una volta, si conferma che il lavoro e l’occupazione non si creano per decreto ma con politiche di sviluppo e con un progetto “industriale” per il sistema Paese e per farle non bastano, si ricordi il Premier, 140 caratteri.