Buone notizie sul versante dell’occupazione, ma ciò non piacerà ai Professori d’Italia, così impegnati a legittimare le loro teorie contro il Jobs Act: il tasso di disoccupazione rilevato (11,4%, riferito al mese di marzo) è ai minimi dal dicembre 2012; torna anche a crescere il numero di occupati (90mila persone in più rispetto a febbraio e 263mila in più rispetto a marzo di un anno fa). Per quanto riguarda i giovani, il tasso di disoccupazione a marzo si è attestato al 36,7%, anche in questo caso ai minimi dal 2012, 1,5 punti percentuali in meno rispetto a febbraio e 5,4 in meno rispetto a marzo di un anno fa. Anche per il lavoro “stabile” si registrano novità positive: a marzo i lavoratori assunti a tempo indeterminato sono 42 mila in più rispetto al mese precedente e 280 mila rispetto al 2015.



L’Europa ci dice che una società è socialmente ed economicamente in equilibrio quando ha almeno il 70% di popolazione in grado di lavorare effettivamente occupata. Alcuni paesi sono su questi obiettivi, l’Italia ne è lontana (57,6%), anche per gli alti numeri del lavoro sommerso: questo 57,6% è tuttavia la media tra il 69,8% di uomini occupati e il 45,5% di donne occupate; ma si sa, per quel che riguarda l’occupazione femminile, oltre che i giovani, siamo fanalino di coda nell’Ue.



Che i giovani siano un’emergenza è cosa ormai scontata, resta il fatto che, più che quel 36,7% (sono circa 650mila i giovani disoccupati), il vero dato allarmante è quello di coloro che non studiano e non lavorano (oltre 2,2 milioni).

Di recente è tornato in auge un argomento tanto caro ai Professori: a proposito delle misure previste e poi concreate in questi giorni dal ministero del Lavoro sul part-time agevolato, gli anziani -secondo i Professori – non toglierebbero posto nel mercato ai giovani. Al di là del fatto che questa cosa è in parte vera – le competenze di un senior non sono quello di un junior e quindi non sostituibili perché è utile e bello dare lavoro ai più deboli -, ciò che sorprende è che uno dei segmenti più virtuosi del nostro mercato, quello chimico, da anni adotta la staffetta generazionale e, da ultimo, anche Leonardo Delvecchio (Luxottica), padre del Welfare italiano. I chimici hanno previsto il progetto ponte già nel loro contratto 2013-2015: la disponibilità e l’interesse dei senior c’era tutta, ma il problema della contribuzione previdenziale ha frenato di molto l’attuazione della staffetta generazionale.



Ora che il ministro del Lavoro Poletti ha firmato il decreto che dà attuazione alla norma introdotta con la Legge di stabilità del 2016 sul part-time agevolato, il problema previdenziale trova soluzione: contribuzione figurativa a carico dello Stato e somma netta aggiuntiva a carico del datore di lavoro. Le risorse stanziate dal Governo per la contribuzione figurativa sono limitate, anche per capire effettivamente il reale funzionamento della staffetta. La norma faciliterà a questo punto l’ingresso o il reinserimento dei giovani nel mercato del lavoro? Naturalmente i Professori d’Italia tifano per il no…

 

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