È stato pubblicato ieri il periodico rapporto dell’Istat su occupati e disoccupati: qual è, quindi, secondo il nostro Istituto di statistica, lo stato di salute del nostro mercato del lavoro? Istat registra, prima di tutto, che, nel mese di dicembre 2016, il numero degli occupati in Italia è stabile rispetto al mese precedente. Un dato, questo, sintesi di un aumento per i lavoratori e, ahimè, di un equivalente calo per le lavoratrici. Aumentano poi gli occupati tra i 25 e i 34 anni, mentre calano gli over 35. In questo quadro a crescere è così, in particolare, il lavoro a termine, mentre calano gli autonomi. Tutto ciò premesso il tasso di occupazione rimane stabile al 57,3%.

Se si guarda in maniera più ampia al trimestre ottobre-dicembre si registra, anche in questo caso, una sostanziale stabilità nel numero degli occupati rispetto a quello precedente, sia tra gli uomini che tra le donne. Segnali di crescita si rilevano, più marcatamente, per ultracinquantenni, dipendenti a termine e autonomi, mentre si registra un calo per i lavoratori tra i 15 e i 49 anni e i dipendenti a tempo indeterminato.

“L’esercito”, quindi, dei disoccupati a dicembre dell’anno appena concluso è in aumento almeno su base mensile: +0,3%, pari a +9 mila unità. Tale crescita è, principalmente, attribuibile alle donne a fronte di un calo tra gli uomini. Allo stesso tempo gli inattivi, ossia chi non lavora e non cerca lavoro, tra i 15 e i 64 anni è in “leggera” diminuzione nell’ultimo mese: -0,1%, pari a -15 mila. Il calo interessa tutte le classi di età a eccezione degli ultracinquantenni. Il tasso di inattività è, così, stabile al 34,8%.

Su base annua, a dicembre si conferma la tendenza all’aumento del numero di occupati (+1,1% su dicembre 2015, pari a +242 mila) e dei disoccupati (+4,9%, pari a +144 mila), mentre calano, ovviamente e positivamente, gli inattivi (-3,4%, pari a -478 mila). Se poi l’analisi si focalizza sull’aspetto più prettamente demografico, si evidenzia come sul calo degli occupati tra i 15 e i 49 anni (-168 mila unità) influisce in modo decisivo la diminuzione della popolazione in questa classe di età. Al netto della dinamica demografica la performance occupazionale di questo gruppo risulta, infatti, positiva (+76 mila unità), con un aumento del tasso di occupazione.

Al contrario, e con effetti positivi certamente legati anche alla “Riforma Fornero”, tra i 50 e i 64enni la crescita demografica contribuisce ad accentuare la crescita dell’occupazione determinata dalla sempre più ampia (seppure in molti casi involontaria) partecipazione al lavoro.

Il quadro, insomma, che esce anche dall’ultimo monitoraggio dell’Istat sul nostro mercato del lavoro è che qualcosa si sta muovendo, ma è evidentemente, a due anni dall’approvazione del Jobs Act, ancora troppo poco. Serve per rilanciare l’economia, e quindi l’occupazione, un piano strategico che sappia guardare, senza filtri ideologici, al futuro.

Sarà un governo “a tempo” come quello attuale capace di sfruttare al meglio i prossimi mesi per gettarne le basi?