Quali sono le tendenze prevedibili della pandemia da Covid per il nuovo anno? Cosa aspettarci per i primi mesi, quando la campagna vaccinale nel nostro Paese entrerà nel vivo? Secondo Giuseppe Arbia, ordinario di statistica economica nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, i dati recenti non inducono all’ottimismo: le misure prese per il periodo natalizio hanno infatti impedito l’inversione della decrescita ma non hanno contribuito ad abbassare la curva dei parametri cruciali: tasso di positività, terapie intensive e decessi. L’inizio della campagna vaccinale, al contrario, ci dà ottime speranze. Lo stesso meccanismo esponenziale che ha caratterizzato l’espansione dell’epidemia infatti tornerà a nostro vantaggio proprio grazie ai vaccini, con un andamento di decrescita accelerata di contagi, ricoveri e morti.
Professore, quali tendenze possiamo prevedere per il nuovo anno?
Al momento stiamo continuando a calare, sia nel numero di morti sia nel numero di ricoverati in terapia intensiva, ma le misure prese per il Natale non hanno visibilmente modificato la tendenza negli ultimi giorni. Il mio è tuttavia un giudizio positivo sui provvedimenti presi: le misure, infatti, sono servite almeno a contenere l’effetto negativo che altrimenti ci sarebbe stato, data la maggiore circolazione delle persone nel periodo natalizio. Tuttavia questo non ci può far stare tranquilli, perché comunque non abbiamo osservato alcun miglioramento, anzi, per quel che riguarda le terapie intensive c’è stata una sostanziale stabilità negli ultimi giorni.
I decessi?
Per quel che riguarda il numero di decessi il 30 dicembre avevamo un tendenziale che è cresciuto, sempre sulla media settimanale, che è quella che io prendo in considerazione.
E il tasso di positività?
Anche su quello avevamo intrapreso un andamento di discesa. Con le misure ci auguravamo che la discesa accelerasse in maniera più marcata, invece prosegue esattamente con lo stesso ritmo. Abbiamo un tendenziale dell’11% di positività (era al 14,1% l’1 gennaio, ndr), che è quello che avevamo già circa venticinque giorni fa.
La curva si sta appiattendo verso l’alto?
Da un mesetto stiamo osservando una discesa in tutti i parametri cruciali, possiamo dire che si sta appiattendo nel senso che abbiamo incrementato le misure di contenimento e tuttavia non abbiamo osservato un cambiamento – ormai sono state prese da più di una settimana, quindi qualcosa avremmo dovuto cominciare a vederlo.
La discesa procede lenta dunque. Cosa ci possiamo aspettare per i primi mesi del nuovo anno?
Parlando a condizioni stabili, mi aspetto che si prosegua nella discesa dei tre parametri: tasso di positività, numero di decessi giornalieri e movimenti di terapia intensiva. Quello che ci si attende è questa, ancora lenta, decrescita. Ho provato a fare una proiezione ieri e sembra che stiamo seguendo un tragitto di discesa persino più lento di quello che abbiamo seguito questa primavera (quando peraltro eravamo in lockdown totale) nel numero dei decessi. Con queste dinamiche dal punto in cui siamo oggi per arrivare ai (quasi) zero decessi toccati in agosto occorrerebbero ancora almeno tre mesi.
E intanto è iniziata la campagna vaccinale. Che effetto ci lascerà misurare?
Avrà un effetto esponenziale. Se diminuisce il numero di persone suscettibili all’infezione, diminuisce la probabilità d’infezione. Non è solo il fatto che quella persona è coperta ma anche il fatto che non può contagiare altri, per cui lo stesso meccanismo esponenziale che registriamo in fase di espansione dell’epidemia sarebbe osservato in fase di contrazione, con un andamento decrescente accelerato in virtù del vaccino. L’obiettivo è raggiungere sì il 60% per l’immunità di gregge, e per questo ci vorrà del tempo, ma già da subito, se riduciamo il numero delle persone suscettibili all’infezione, i benefici sono immediati.
In quanto tempo la campagna vaccinale potrà mostrare la sua incisività sulla curva?
Dipenderà dai tempi, quello che è stato detto è che entro il primo trimestre del 2021 verranno vaccinate le persone più anziane, le persone ricoverate nelle residenze e tutto il personale sanitario. Questo avrà un grosso impatto, il personale sanitario è un potenziale veicolo di trasmissione. Se il programma viene rispettato, già per fine marzo vedremo i primi benefici. Previsioni più a lungo periodo sono difficili da fare. Nei prossimi venti giorni comunque dovremmo già iniziare a vedere qualcosa.
Difficile quantificare adesso?
Sì, anche perché conosciamo i piani del governo, ma è difficile tradurli in cifre. Si parla di 28 milioni di vaccini disponibili entro marzo. Sarebbe una cifra importante, ma occorrerebbe anche stimare il numero di persone che si riuscirà effettivamente a raggiungere.
Non ci resta che aspettare l’estate?
L’estate è il momento a cui bisogna guardare con ottimismo, da qui ai prossimi due o tre mesi vedremo ancora il virus svilupparsi se non interveniamo pesantemente. Ci sarà la sovrapposizione dell’influenza stagionale, ci saranno le condizioni climatiche meno favorevoli e di conseguenza maggior tempo trascorso in luoghi chiusi e più facilità di contagio. Molto lentamente nel mese di gennaio si inizieranno a vedere i primi benefici del vaccino, ma sarà comunque un mese difficile, mentre possiamo guardare con speranza alla tarda primavera e all’estate, anche per quello che ci insegna la storia passata. Magari imparando dai nostri errori.
Invece per ora i numeri non fanno ben sperare.
La decrescita delle terapie intensive una settimana fa era arrivata a numeri importanti, con 60-70 ricoveri in meno al giorno, adesso invece ci attestiamo su numeri piccoli, di quattro, cinque, quindici in meno al giorno. Anche il numero di decessi giornalieri, che stava decrescendo con un certo ritmo, si è sostanzialmente fermato, poi c’è stato qualche giorno in cui è tornato a crescere. Il tasso di positività, che stava decrescendo, ha ricominciato a salire, seppure con oscillazioni, ma il tendenziale di oggi è, nel complesso, lo stesso di venticinque giorni fa.
Abbiamo perso terreno?
In qualche modo sì. I numeri non ci inducono all’ottimismo, l’ottimismo ci deriva dal fatto che iniziamo la campagna vaccinale.
(Emanuela Giacca)