Per un certo tempo si è ventilata l’ipotesi di attribuire il colore alle regioni sulla base di una soglia di incidenza settimanale. D’altra parte la maggior parte dei Paesi europei usa questo indicatore per descrivere la diffusione del virus e anche per i confronti internazionali.

Nel grafico si vede come l’incidenza (calcolata come numero di casi settimanali per 100.000 abitanti), in questa seconda ondata anticipa i ricoveri di una settimana, i ricoveri in terapia intensiva di 9 giorni, i decessi di 11 (la correlazione tra valore dell’incidenza e ricoveri a una distanza di 7 giorni è pari a 0,8; con i ricoveri in terapia intensiva è pari a 0,75 a +9, con i decessi a +11 è pari a 0,7).



È certamente vero che l’incidenza dipende dal numero di tamponi eseguiti, dal tracciamento eccetera, tuttavia sembra un buon indicatore, in particolare al fine di prevedere l’impatto della diffusione del virus sulle strutture ospedaliere. Il grafico ci permette anche di apprezzare la forte sottostima del contagio durante la prima ondata. Questo è un altro esercizio che si può fare: ristimare il contagio durante la prima ondata, utilizzando il legame con la serie storica dei ricoveri.



Il sito della Protezione civile pubblica giornalmente una serie di dati aggregati a livello nazionale, regionale e provinciale. Da questa fonte vengono prese tutte le informazioni che sono diffuse giornalmente dai media (nuovi casi, ricoveri, decessi, tasso di positività).

L’Istituto superiore di sanità, invece, pubblica diversi documenti, tra i quali il Bollettino settimanale di aggiornamento dell’andamento dell’epidemia nel Paese, il Rapporto sempre settimanale di monitoraggio dei famosi 21 indicatori per la classificazione delle regioni nelle diverse fasce e anche altri documenti molto interessanti con cadenza meno regolare, in particolare con riferimento alla mortalità da Covid-19, oltre al calcolo di Rt per ciascuna regione.



Da alcune settimane, più o meno dall’inizio del 2021, è disponibile anche un file scaricabile di dati che vengono aggiornati giornalmente mediante l’invio di informazioni da parte delle regioni, dati che vengono utilizzati per preparare il Bollettino e il Rapporto settimanale di monitoraggio.

I dati del sito della Protezione civile vengono definiti “aggregati”; quelli dell’Iss “di flusso” o di “monitoraggio”. Questi ultimi contengono più informazioni e sono verosimilmente più accurati. Si tratta del numero giornaliero di casi per data di diagnosi, dati di inizio sintomi, di eventuale ricovero e di eventuale decesso.

Il grafico confronta i nuovi casi giornalieri riportati dalla Protezione civile con quelli dell’Istituto superiore di sanità. Come si può apprezzare questi ultimi descrivono meglio l’evoluzione dell’epidemia e anche con maggiore tempestività: la curva blu (dati Iss) anticipa la rossa (dati Protezione civile), ma diventano disponibili solo con ritardo.

Facciamo un esempio: il Rapporto di monitoraggio dello scorso 12 febbraio si basava sull’andamento dell’epidemia nella settimana dall’1 al 7 febbraio, descritta dai dati estratti il 10 febbraio. Per quella settimana, nel file dell’Istituto superiore di sanità erano riportati 80.199 casi diagnosticati di Covid-19; nella stessa settimana, nel database della Protezione civile, ne venivano registrati 94.955. Ovviamente, di conseguenza, si ottenevano anche diverse misure di incidenza settimanale: 133,13 contro 139,04.

Nello stesso rapporto di monitoraggio compariva il calcolo di Rt. Esso viene effettuato solamente riferito ai dati relativi ai pazienti sintomatici (curva gialla del grafico), un sotto-campione quindi di tutti i contagi, ovvero quelli presumibilmente rilevati anche in assenza totale di tracciamento. Il valore di Rt pubblicato il 12 febbraio è stato calcolato sul periodo dal 20 gennaio al 2 febbraio, con dati estratti il 10 febbraio, questo per tenere conto dei ritardi nella composizione del database dell’Iss.

Appare, quindi, l’esistenza di un evidente problema di aggiornamento delle informazioni e di una contraddizione al momento difficilmente risolvibile con il sistema di raccolta e comunicazione dei dati dalle regioni all’Istituto superiore di sanità.

Siamo in una situazione in cui è necessario prendere decisioni in tempi rapidi in un contesto a sua volta in rapido cambiamento, ma poter disporre di dati di qualità per supportare queste decisioni richiede tempi lunghi.

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