Le rilevazioni Excelsior, a cura di Unioncamere e ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, offrono sempre due elementi importanti di lettura su quanto dovrebbe avvenire nel trimestre che sta davanti a noi. Il primo riguarda le previsioni delle assunzioni che vengono dichiarate dalle imprese, il secondo indica le difficoltà che le imprese hanno nel reperire lavoratori con le competenze richieste.



Cosa ci dicono gli ultimi dati pubblicati la settimana scorsa? Le previsioni sulle assunzioni mostrano un calo rispetto allo stesso periodo dell’anno passato: sono previsti 1,3 milioni di assunti nel trimestre novembre-gennaio, 427 mila nel mese di novembre (rappresentano un -2,6% per il mese in corso e un -0,3% per il trimestre rispetto a dodici mesi fa). I mesi a cavallo della fine dell’anno hanno un andamento particolare. Dicembre vale solo per metà come giorni lavorativi e vede assunzioni a termine, mentre gennaio è il mese dei rinnovi di contratto e dei nuovi avviamenti. Il segno meno conferma che si inizia a risentire delle difficoltà che sta attraversando l’economia mondiale: una contrazione della domanda estera sta interessando comparti importanti della nostra economia e non vi è una crescita della domanda interna capace di invertire tendenza.



Guardando i dati suddivisi per settore si coglie da dove vengono i segnali negativi. Ad avere un dato positivo è il grande settore dei servizi (+2,5% nel mese e +0,6% nel trimestre), trainati da turismo e commercio che rappresentano più del 60% delle previsioni del settore. Diverso discorso abbiamo guardando all’industria: le imprese manifatturiere indicano un calo del 9,9%nel mese e del 12,5% sul trimestre. Il settore dell’edilizia indica un calo del 4,3% sia per il mese in corso che per il trimestre.

Non migliora la situazione del mismatching tra competenze richieste dalle imprese e quelle dell’offerta di lavoro. La difficoltà rilevata riguarda il 47,9% delle esigenze espresse dalle imprese.



L’ area aziendale dedicata a “installazione riparazione”, con il 66,8%, è quella con la difficoltà maggiore. Ricerca e sviluppo, produzione ed erogazione di servizio, direzione generale e gestione risorse umane sono anch’esse oltre la soglia del 50% di difficoltà nel reclutamento del personale necessario.

Fra le figure professionali restano gli ingegneri le figure di maggiore difficoltà di reclutamento insieme ad analisti e specialisti nella progettazione di applicazioni. Fra le figure tecniche con oltre il 70% di difficoltà vi sono i tecnici di gestione di processi produttivi di beni e servizi. Tutte le professioni operaie specializzate – fabbri, fonditori, saldatori, lattonieri – sfiorano il 75% di difficoltà di reperimento.

Anche settori che continuano nella crescita dell’occupazione mostrano ormai difficoltà a reperire lavoratori con le competenze richieste. Sia la ristorazione che il settore dell’estetica denunciano una difficoltà per il 55% dei casi.

L’analisi Excelsior valuta poi altre tre variabili che riguardano la domanda di lavoro. La crescita maggiore, sia per il mese che per il trimestre, si colloca nelle regioni del Sud. Il segno negativo dell’industria penalizza tutte le regioni del Nord.

Una parte della domanda di lavoro si rivolge espressamente a giovani sotto i trent’anni. Rappresentano circa il 30% del totale delle assunzioni previste. La domanda di giovani è particolarmente alta nel settore servizi finanziari e assicurativi, l’informatica e telecomunicazioni.

Per coprire una quota del 20% circa delle assunzioni previste le imprese si rivolgono a lavoratori assunti in Paesi extracomunitari e che entrano da noi con permessi regolari. Trasporti e logistica con i servizi di supporto a imprese e persone sono i settori che maggiormente si rivolgono ad assunti all’estero. Seguono poi edilizia, ristorazione e metallurgia.

Ultima annotazione è che il contratto più utilizzato (48%) è quello a tempo determinato.

Cercando di fare una sintesi, si può dire che inizia a vedersi un orizzonte negativo per la crescita occupazionale come conseguenza di fattori legati alla domanda mondiale e alla mancata crescita della domanda di consumi interna. Resta una potenziale crescita dell’occupazione complessiva e di qualità se si mettessero in moto politiche attive capaci di incidere significativamente sul mismatchig qualitativo che persiste nel nostro mercato del lavoro.Queste conclusioni che possiamo trarre da rilevazioni basate su un’indagine che registra le previsioni delle aziende trova una prima conferma dai dati che possiamo vedere per l’area metropolitana milanese.

L’osservatorio del mercato del lavoro della città metropolitana di Milano ha pubblicato in questi giorni i dati relativi all’andamento delle posizioni lavorative (saldo fra assunzioni, dimissioni e trasformazioni contrattuali) del primo semestre del 2024. Gli unici settori che hanno una crescita fra il 2% e il 4% sono le attività artistiche e il settore altre attività/servizi. Tutti gli altri settori hanno registrato un calo di posizioni lavorative complessive a partire dalle attività manifatturiere con un -12%, seguite da trasporto e magazzinaggio, servizi di informazione e commercio fra -4 e -8%. Per quanto riguarda i contratti di lavoro, in calo sono sia i tempi determinati che i contratti di somministrazione, due indicatori del fatto che le imprese non prevedono flessibilità per gestire picchi produttivi.

L’area milanese è un mix produttivo molto avanzato rispetto al mix nazionale. Conferma però con dati reali che dobbiamo intervenire sulla domanda per affrontare una situazione di difficoltà crescente nella nostra industria e che servizi avanzati di politiche attive del lavoro sono essenziali per supportare trasformazioni produttive per una nuova fase di crescita.

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