La stima preliminare del mese di dicembre sull’inflazione, misurata dall’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Niv), che a differenza dell’indice europeo armonizzato (Ipvs) include anche i tabacchi, ha registrato un aumento solo dello 0,1% su base mensile e dell’1,3% su base annuale, lasciando invariato il tasso tendenziale del mese precedente. È il quindicesimo mese consecutivo nel quale l’inflazione italiana è contenuta entro il tendenziale del 2% che è l’obiettivo della Bce così come di altre banche centrali nella definizione della politica monetaria. Sempre in dicembre l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, è diminuita all’1,8% tendenziale dall’1,9% precedente, mentre quella al netto dei soli beni energetici dal 2,0% all’1,7%. Tutti questi valori sono dunque inferiori rispetto al tasso obiettivo del 2% della Bce.
Con l’ultimo mese dell’anno abbiamo anche il dato medio del 2024, nel quale i prezzi al consumo hanno registrato una crescita pari appena all’1,0% a fronte dell’aumento ancora consistente del 2023 che era stato del 5,7%. Per quanto riguarda l’inflazione di fondo, al netto sia dei beni energetici che degli alimentari freschi, i prezzi risultano aumentati del 2,0% a fronte del 5,1% dell’anno precedente. Pertanto l’inflazione italiana in qualunque modo si misuri, attraverso il tendenziale o col dato medio annuo, con o senza energetici e alimentari, risulta pienamente sotto controllo. E questo si verifica ormai da diverso tempo a questa parte, ponendo l’Italia tra i Paesi più virtuosi in Europa per stabilità dei prezzi e il migliore tra i più grandi.
Ovviamente la stabilità dei prezzi e la dinamica contenuta dell’inflazione sottendono andamenti differenziati tra i diversi comparti del paniere dei consumo. Vediamoli per grandi categorie di spesa:
– gli energetici, regolamentati e non, complessivamente considerati sono aumentati nel mese dello 0,4%, ma poiché un anno fa erano diminuiti del 2,3% il loro tendenziale si è accresciuto, pur restando su valori negativi, ed è passato dal -5,5% al -2,9%;
– gli alimentari sono diminuiti nel mese dello 0,2% e il loro tendenziale si è abbassato dal 2,6% al 2,1%; in particolare i non lavorati sono diminuiti in dicembre dello 0,6%, mentre i lavorati sono rimasti fermi;
– i beni diversi dagli alimentari e dagli energetici sono aumentati solo lievemente nel mese (+0,1%), mentre si sono portati in negativo sul tendenziale (-0,1% in dodici mesi);
– i servizi, infine, aumentati dello 0,2% nel mese, hanno visto anch’essi il tendenziale ridursi, dal 2,8% al 2,6%.
In conclusione possiamo dire che l’inflazione italiana resta pienamente sotto controllo, con i comparti su cui essa aveva manifestato i suoi effetti più tardi e più a lungo, l’alimentare e i servizi, in ulteriore riduzione e convergenti con l’inflazione generale. Il suo tendenziale, che per l’indice armonizzato Ipca è all’1,4%, un decimo più elevato rispetto all’indice Nic, risulta più basso di un punto intero rispetto al 2,4% europeo stimato dall’Eurostat e ancora di più rispetto al 2,8%, in crescita in dicembre, registrato sia dalla Germania che dalla Spagna. Va un po’ meglio la Francia, con l’1,8%, ma non altrettanto rispetto al nostro Paese.
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