Ogni giorno le regioni e la Protezione Civile rendono noti i bollettini ufficiali relativi ai dati sul Coronavirus e contenenti i numeri dei decessi, dei contagiati e dei guariti nelle ultime 24 ore. A tal proposito la Fondazione GIMBE, in collaborazione con YouTrend ha evidenziato alcune incongruenze nei dati che vengono quotidianamente comunicati in riferimento ai casi di pazienti affetti da Covid-19 “dimessi/guariti”, categoria molto eterogenea che ufficialmente viene fatta coincidere con quella dei “guariti”. Secondo l’indagine riportata da Youtrend, le incongruenze riguarderebbero due differenti filoni. Il primo è quello relativo alle comunicazioni ufficiali degli organi statali nelle quali “guariti” e “dimessi” vengono spesso confusi (e talvolta non coincidono). La seconda ha a che fare con i differenti dati forniti dalle varie Regioni, tra cui la Lombardia che nella categoria “dimessi/guartiti” include coloro che vengono dimessi dalle strutture ospedaliere ma dei quali non si conosce il reale stato clinico causando una sovrastima del dato. Proprio i dati ufficiali quotidiani della Protezione Civile, poi pubblicati anche sul sito del Ministero della Salute sono suddivisi in tre macro aree: attualmente positivi, dimessi/guariti e deceduti. La seconda rappresenta una sorta di “contenitore” eterogeneo che include sia pazienti dimessi dall’ospedale (ma non sempre guariti) che i casi di guarigione.



CORONAVIRUS, SOVRASTIMA CASI GUARITI IN ITALIA

Dal monitoraggio dei dati pubblici sull’emergenza Coronavirus, sono state evidenziate alcune incongruenze relativamente ai trend regionali dei “dimessi/guariti”, ma anche rispetto alle definizioni e alle modalità comunicative della Protezione Civile. Dando uno sguardo alla dashboard nazionale della Protezione Civile è possibile notare la maggiore incongruenza tra la denominazione del box “dimessi guariti” e la leggenda che invece segna solo “Guariti” considerati come le persone “clinicamente guarite”, appunto. Il secondo filone di indagine fa riferimento ai differenti dati forniti dalle Regioni sul numero di “dimessi/guariti”. A spiegare questa variabilità è stato Lorenzo Pregliasco: “Le nostre valutazioni evidenziano una notevole eterogeneità dei dati raccolti dalle Regioni e inviati alla Protezione Civile, vista anche l’assenza di un modello informatizzato univoco. I dati, infatti, sono trasmessi da ciascuna Regione con modalità diverse e i criteri sulla definizione dei casi “Dimessi/Guariti” sono estremamente variabili”. A testimonianza dell’enorme eterogeneità di questa macroarea, il fatto che al suo interno andrebbero a confluire 4 tipi di casi: pazienti virologicamente guariti, pazienti in via di guarigione virologica, pazienti guariti clinicamente, pazienti “dimessi” da un ambiente ospedaliero senza alcuna informazione sullo stato di guarigione. Secondo Pregliasco si pone di fondamentale importanza uniformare i dati comunicati dalle Regioni alla Protezione Civile con i relativi dettagli. Emblematico il caso della Lombardia nel cui bollettino giornaliero non vengono menzionate le guarigioni ma il numero dei dimessi, di cui dunque non si conosce il reale stato clinico ma che vanno a finire nel conteggio dei “Dimessi/Guariti” del bollettino nazionale causando in tal modo una inevitabile sovrastima del reale tasso di guarigione. Con il rischio di alimentare un “un irrealistico senso di ottimismo sul reale andamento dell’epidemia”, come ha notato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE.

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