Non c’è dubbio che molti dei ragazzi e delle ragazze che vogliono iscriversi a medicina lo fanno spinti da una profonda motivazione, trascinati dalla curiosità intellettuale di chi punta sulla ricerca, oppure dal desiderio di diventare medici eccellenti; o sono ancora colpiti dall’urgenza di affrontare temi di salute pubblica con una visione più efficace ed efficiente. Qualcuno, forse, ha ambizioni di tipo più individuale, guadagni, carriera, status sociale. Sono 80mila gli studenti, di cui 19.467 solo a Roma, che anche quest’anno hanno fatto domanda di ammissione, sognando di risolvere i grandi problemi di salute del Paese. Troppi per i 20mila posti messi a disposizione per quest’anno.



La selezione è indispensabile per assicurare oggi qualità nella formazione e garantire domani maggiore qualità nelle cure a tutti i malati, acuti e cronici, giovanissimi e anziani, affetti da malattie comuni o rare e rarissime. Perché ognuno ha diritto alle cure necessarie, come da oltre 80 anni a questa parte recita la nostra Costituzione. L’obiettivo del disegno di legge approvato in Commissione al Senato (as 915), non è tutelare l’accesso alla facoltà di medicina, ma offrire garanzie nella formazione per chi si laurea prima e si specializza dopo. La vera difficoltà sta quindi nella qualità della selezione in ingresso e successivamente nella selezione per le scuole di specializzazione. Il testo licenziato in Senato dalle due Commissioni congiunte  Istruzione e Sanità su questo punto è chiarissimo: non è stato affatto abolito il numero chiuso, definito più precisamente numero programmato. Quel numero resta, sia pure con una certa flessibilità, perché deve rispondere a due quesiti essenziali:



a) di quanti medici avrà bisogno il SSN tra 10 anni, tanti anni quanti ce ne vogliono per avere un medico specializzato ben formato: 6 per la laurea più 4 per la specializzazione;

b) quanti medici è in grado di formare questa o quella facoltà di medicina e quindi quanti posti il ministero metterà a loro disposizione.

Sono criteri irrinunciabili, tutelati da una normativa consolidata nel tempo, che presuppone un accordo vincolante tra ministero dell’Università e ministero della Salute. Il problema è come passare dalle 80mila domande ai 20mila posti disponibili, tra tutte le facoltà di medicina italiane: numeri non del tutto esatti, ma molto vicini alla realtà. Finora la selezione ha attraversato una serie di modelli diversi, con l’intento di essere sempre più corretta e adeguata a cogliere i profili dei candidati, individuando quelli più e meglio corrispondenti agli obiettivi formativi che si vogliono raggiungere.



Non tutte le esperienze sono state positive o soddisfacenti. Il numero dei quiz proposti era decisamente troppo ridotto, la loro qualità culturale discutibile, ma non si può dimenticare che il sistema con domande a scelta multipla era anche il più rigoroso e meno manipolabile. Peccato che non fosse adeguato… Ieri la ministra Bernini, intervenendo in conferenza stampa al Senato, ha affermato: “Accesso libero a corsi di laurea”. Vero, ma per il corso di laurea a medicina il metodo di selezione è cambiato, ma non scomparso.

Il Governo ha chiesto e otterrà sicuramente la delega necessaria per stabilire come fare questa selezione, dove farla e quando. Ma di selezione si deve continuare a parlare. Lo strumento scelto sembra quello che permetterà di iscriversi ad un corso di laurea multidimensionale aperto a molteplici sbocchi successivi. Nel momento della valutazione selettiva terrà conto dei risultati del primo semestre soprattutto per quanto attiene agli esami caratterizzanti. I migliori avranno diritto all’opzione per il corso di laurea in medicina, gli altri potranno scegliere tra altri corsi di laurea, in cui gli esami sostenuti manterranno comunque il loro valore.

È il famoso semestre filtro, di cui si parla da tempo, che aiuta a mantenere il numero programmato, mentre la valutazione è spostata alla fine del I semestre sulla base degli esami sostenuti, validi sempre e comunque per percorsi formativi alternativi. Il disegno di legge di delega al Governo mira a garantire semplicemente una selezione più equa, basata sulle competenze acquisite degli studenti. La riforma include anche alcune importanti iniziative di orientamento durante gli ultimi anni di scuola superiore per allargare lo sguardo dei ragazzi verso nuovi corsi di laurea.

Si tratta quindi di tre passaggi chiave: autoselezione degli studenti attraverso l’attività di orientamento negli anni della scuola; risultati competitivi negli esami caratterizzanti al termine del semestre filtro; effettiva iscrizione a medicina, oppure riorientamento verso altri corsi di laurea, sempre e comunque con riconoscimento dei crediti formativi acquisiti.

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