Dalla ripartenza post-coronavirus alle prossime mosse del Governo, Nunzia Catalfo a tutto tondo nella lunga intervista rilasciata ai microfoni de La Stampa. La titolare del ministero del Lavoro ha esordito ricordando gli elogi della Bce a proposito del blocco dei licenziamenti, che hanno permesso di salvare «5 milioni di posti di lavoro», ma è già tempo di pensare al futuro: «Ci sono settori più penalizzati sui quali intervenire. Penso a turismo, spettacolo, fiere sui quali ho aperto specifici tavoli insieme al ministro Franceschini. Ma da settembre fiere e congressi ripartiranno».

L’esponente del Movimento 5 Stelle ha poi spiegato che l’esecutivo punterà su altri provvedimenti, a partire dal Fondo nuove competenze («pensato per riqualificare i lavoratori») ma non solo: «Stiamo preparando piani per il rilancio del Paese che creano anche nuovi posti di lavoro: investimenti nel digitale, in economia verde, grandi infrastrutture, bonus al 110 per cento già inserito nel decreto Rilancio». Secondo Nunzia Catalfo, questo consentirà di mettere a disposizione 500 mila nuovi posti di lavoro.

NUNZIA CATALFO: “PONTE SULLO STRETTO? PRIORITÀ É ALTA VELOCITÀ”

Nella lunga intervista rilasciata a La Stampa, Nunzia Catalfo ha parlato anche di uno dei dossier più scottanti delle ultime settimane, ovvero il Ponte sullo Stretto: «Per noi siciliani è priorità l’alta velocità nell’Isola. Prima pensiamo a quella. Come si attraversa lo Stretto? Io personalmente lo attraverso con l’aliscafo. Ci metto un quarto d’ora».

Il ministro del Lavoro ha poi parlato delle leggi sulla cassa integrazione, evidenziando che la commissione è stata istituita due settimane fa e sono quattro gli obiettivi prioritari del Governo: «Distinguere fra uno strumento dedicato alle aziende in ristrutturazione e un altro che interviene quando le imprese cessano la loro attività, creare un sistema universale per garantire la cassa a tutti, puntare sulla formazione del lavoratore e quindi su politiche attive, semplificare».

Infine, una battuta sullo smart working, al centro delle polemiche negli ultimi giorni: «Con l’epidemia abbiamo usato una modalità di lavoro che prima in Italia era poco considerata: questo può permetterci in futuro di avvicinarci ai livelli degli altri Paesi. E’ certamente un’opportunità che può avere anche effetti positivi sulla produttività. Naturalmente va applicato con prudenza, non in modo intensivo come durante il lockdown».