Nunzia De Girolamo ha pensato al suicidio durante il suo calvario giudiziario durato sette anni. Lo ha rivelato a Non è l’Arena di Massimo Giletti parlando dell’assoluzione con formula piena dall’accusa di aver cercato di influire su alcune nomine in una Asl di Benevento. Il pm aveva chiesto per lei la condanna a 8 anni e tre mesi. «Se sei un delinquente metti in conto un processo, ma se sei una persona perbene entri in un tunnel di disperazione», ha spiegato l’ex ministra a proposito della sofferenza che ha provato. «Ci sono stati giorni che avrei aperto la finestra dalla disperazione. Lo dico da donna cattolica». Quando Massimo Giletti le ha chiesto esplicitamente se avesse pensato a porre fine alla sua vita, Nunzia De Girolamo ha ammesso: «Sì, perché mi sembrava una cosa impossibile. Sono cresciuta con la legalità, ho fatto l’avvocato per Falcone e Borsellino». La figlia avuta da Francesco Boccia l’ha salvata. «L’unica ad avermi aiutato. Io ho chiuso la porta del mio cuore per sette anni, Gea è stata la mia forza».
NUNZIA DE GIROLAMO ASSOLTA “SALVATA DA MIA FIGLIA”
Oggi però è forte della sua assoluzione. «Questa cosa mi libera, ma viviamo in un sistema mediatico e giudiziario sconvolgente. Ci sono persone che si sentono unte dal Signore che ti considerano una persona condannata per sempre. Ho avuto 13 prime pagine sul Fatto Quotidiano, oggi solo un trafiletto», ha spiegato Nunzia De Girolamo a Non è l’Arena. Ora chiede giustizia e che chi ha sbagliato con lei paghi. «Ero una giovane donna, una mamma di una bimba che è cresciuta con questo processo, una sofferenza, un incubo enorme, con ingiuria e fango. Per sette lunghi anni sono stata zitta, sono stata educata ad avere rispetto della magistratura. Mi sono dimessa da persona non indagata, nessuno lo ha detto. I giornali hanno riportato cattiverie inenarrabili, nessuno ha detto che mi dimettevo per difendere la mia dignità da non indagata».
Poi ha ringraziato Massimo Giletti e si è commossa ringraziandolo: «Non ti arrabbiare. Quando è arrivata quella richiesta di condanna, qualcuno che si sentiva unto dal Signore ha iniziato a ricattarci mediaticamente, qualche blog e giornale famoso, dicendo che la mia presenza in questo studio infangava te e la tua trasmissione, ma tu mi hai tenuto qua. Ti voglio bene».