La televisione ha appena trasmesso la replica di Chernobyl, fortunatissima serie dedicata al devastante incidente nucleare russo del 26 aprile 1986, che ieri gli strumenti che monitorano la radioattività hanno rilevato una misteriosa impennata nelle concentrazioni di alcuni radionuclidi in paesi come Norvegia, Svezia e Finlandia. Un anomalo picco di radiazioni, insomma, che accade solo quando si verifica, ci ha spiegato Marco Ricotti, docente di impianti nucleari al Politecnico di Milano, “un possibile problema in una centrale nucleare civile, oppure in un impianto di stoccaggio o di trattamento del combustibile esaurito”. La possibilità è che l’ondata, composta di radionuclidi, talmente bassa da non rappresentante alcuna minaccia, provenga dalla Russia, benché Putin abbia smentito, o comunque dall’Est Europa, come ipotizzato dall’agenzia olandese.
Non è la prima volta che l’Europa viene attraversata da impennate nella concentrazioni di gas nucleari. Cosa può dirci di questa ultima occasione?
A citare questa nube è stato l’Istituto nazionale salute e ambiente olandese che però non l’ha monitorato. A farlo sono state le sofisticatissime centraline distribuite in Norvegia, Olanda e Finlandia. In seguito le autorità di protezione hanno misurato l’anomalia.
E cosa hanno ottenuto?
L’autorità olandese ha misurato i dati e ha dichiarato valori leggermente sopra la norma di alcuni isotopi radioattivi come iodio, cesio e cobalto, che vengono generati dalla fissione dell’uranio nei reattori nucleari.
Una fuga radioattiva dunque?
Quando nei reattori nucleari il combustibile nucleare (uranio) viene fissionato, il nucleo si rompe in due frammenti di vario tipo. Tra i tanti di questa fissione ci sono gli elementi indicati che sono volatili, gassosi. Nel caso ci sia un danneggiamento del combustibile ci potrebbe essere una fuoriuscita di questo gas nell’ambente. Sarebbe facilmente rilevabile, perché gli strumenti di misurazione sono molto, molto sofisticati.
I gas saranno anche monitorati ma cose del genere non dovrebbero succedere, o no?
No, non dovrebbero; ovviamente dovrebbero esserci sistemi di sicurezza anche in caso di fuoriuscite minime come quella che si è verificata. Bisognerebbe consentire di mantenere i gas radioattivi all’interno dell’edificio, ma nessun ha comunicato se è accaduto un incidente. Secondo me è un incidente di percorso, come può accadere. L’Autorità di Sicurezza Nucleare finlandese in un comunicato ipotizza, vista la concentrazione molto bassa, un evento di rilascio durante normali operazioni o durante la manutenzione dell’impianto.
I gas provenivano da est, ma Putin ha negato ogni problema alle centrali russe.
In generale, quando si tratta di radiazioni, c’è poco da negare: se c’è un incidente, si vede. La rete di strumenti di misura è molto efficace e molto sensibile. Le Autorità di Sicurezza scandinave però non sono state in grado di attribuire una direzione alla “nube”.
La morale è che con queste fughe radioattive ci dobbiamo convivere, sperando bene. È così?
Da una parte bisogna riconoscere che è un incidente, pur molto lieve, e in linea di principio non dovrebbe accadere; è giusto indagare quale sia stata la causa. Dall’altra il rilascio di sostanze radioattive ha aspetti negativi ma è molto facilmente identificabile, anche in concentrazioni bassissime. È impossibile nasconderla. Altri inquinamenti invece possono essere molto più difficili da riconoscere.
(Paolo Vites)