Nuova Delhi: nuovo allarme inquinamento

Nell’ultimo periodo si sta tornando, come d’abitudine all’inizio della stagione fredda, a parlare dell’inquinamento a Nuova Delhi. La scorsa settimana, infatti, la metropoli indiana si è ritrovata nuovamente coperta da una fitta coltre di smog che ha costretto, in un primo momento, a chiudere scuole ed uffici, oltre che a consigliare ai funzionari governativi di lavorare da casa, salvo poi ritirare l’allarme, grazie anche ad una leggera diminuzione del livello di polveri sottili nell’aria.



Questa condizione ha riaperto il dibattito pubblico, sia interno all’India che sui media internazionali, sull’inquinamento a Nuova Delhi. Si tratta, tristemente, di una situazione appunto ricorrente, che ogni anno si ripresenta del tutto simile, se non peggiorata ulteriormente. Settimana scorsa, in particolare, l’indice di qualità dell’aria ha superato la soglia di 470 sul 500 massimo, che corrisponde ad un grado di inquinamento “grave”. La soglia di sicurezza individuata dall’Organizzazione mondiale della sanità è 10 volte inferiore ai livelli registrati a Nuova Delhi, che peraltro nel 2021 è stata classificata alla società svizzera IQAir come la capitale più inquinata al mondo.



Inquinamento a Nuova Delhi: cosa ha fatto il governo indiano?

L’altissimo livello di inquinamento a Nuova Delhi e, più in generale, in tutta l’India non è certamente una novità. A quanto riporta il quotidiano indiano The Hindu, già dagli anni ’90 il livello di concentrazione di PM2,5 nell’aria è iniziato ad aumentare. Nel 1996 si è cercato di porre un primo limite a questa situazione che stava sfuggendo di mano, ed oltre 1.300 industrie sono state trasferite dall’area residenziale della metropoli, alla zona più a nord della regione. Due anni dopo il governo ha poi istituito l’autorità per il controllo dell’inquinamento ambientale di Delhi.



Le auto precedenti al 1990 che circolavano a Nuova Delhi, contribuendo in parte all’inquinamento, sono state bandite, e contestualmente la flotta di mezzi pubblici migliorata ed ampliata. Anche alcune centrali elettriche a carbone furono convertite in centrali a gas per ridurre la concentrazione di PM2,5 nell’aria. Queste timide iniziative, a lungo andare, avrebbero anche potuto fare la differenza per la situazione dell’inquinamento in India, ma il nuovo millennio, sempre a quanto riporta The Hindu, avrebbe aperto le porte ad una nuova sfida, più impegnativa della precedente: l’aumento dal 2001 al 2011 della popolazione del 45%, con conseguente aumento delle automobili immatricolate pari al 250%.

Alcuni recenti studi, sempre citati dal quotidiano indiano, riportano però il fatto che l’inquinamento prodotto dai veicoli a Nuova Delhi rappresenti solamente il 25% delle emissioni totali, mentre le auto private sarebbero appena l’8%. I problemi che si trova ad affrontare la metropoli indiana sono parecchi, primo fra tutti lo smaltimento dei rifiuti, che si attestano a 10 mila tonnellate prodotte al giorno, mentre le discariche possono gestirne al massimo 6 mila tonnellate. Questo ha come esito il fatto che molti residenti brucino i rifiuti in cortile, privatamente. Inoltre, evidenzia infine il giornale, la metà dell’inquinamento che si accumula su Nuova Delhi, arriva dalle aree circostanti, costringendo gli stati ad un’azione comune, che non sta arrivando.