Il Senato degli Stati Uniti ha approvato una norma del Dipartimento per gli affari dei veterani che prevede gli aborti nei centri medici del dipartimento. La normativa ha provocato la reazione dell’arcivescovo dei servizi militari, che ha diramato una lettera aspra in cui condanna il Senato e l’amministrazione Biden. Il Senato ha approvato la norma con 51 voti contro 48: la nuova legge garantisce che i centri medici VA forniscano l’aborto quando la vita o la salute della madre sono ritenute a rischio o in caso di stupro o incesto, indipendentemente dalle restrizioni statali. Sarà inoltre consentita una consulenza sull’aborto presso i centri medici. La norma non tutela i medici obiettori di coscienza.



In una lettera pastorale, l’arcivescovo Timothy P. Broglio, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, ha dichiarato di essere “profondamente rattristato” dall’azione del Senato. L’ecclesiastico ha anche condannato la politica del Dipartimento della Difesa che fornisce un aiuto economico a chi deve abortire in un altro Stato nel caso in cui si trovi in uno che applica restrizioni. I finanziamenti arrivano dai soldi dei contribuenti e coprono i costi di viaggio per recarsi in un altro Stato.



L’arcivescovo Broglio: “Difendiamo la vita umana”

Nella lettera, l’arcivescovo Broglio ha scritto: “La politica e la regola, ora in vigore, sono moralmente ripugnanti e incongruenti con il Vangelo, che i fedeli sono chiamati a diffondere in tutto il mondo (Mt 28,19). Inoltre, la nuova politica DOD e la regola VA non riescono a incorporare le protezioni di base della coscienza, creando così le insidie ​​del Primo Emendamento per i comandanti militari e i dipendenti VA”. Citando anche Papa Francesco, Broglio ha esortato i fedeli cattolici a rifiutarsi di partecipare all’aborto. “Con questa lettera, imploro i fedeli di questa arcidiocesi di continuare a difendere la vita umana e di rifiutare qualsiasi partecipazione al male dell’aborto”, ha scritto.



La lettera prosegue: “Come insegna Papa Francesco, la nostra difesa dei nascituri innocenti deve essere chiara, ferma e appassionata, poiché è in gioco la dignità di una vita umana, che è sempre sacra ed esige amore per ogni persona, indipendentemente dalla sua fase di sviluppo”. L’arcivescovo ha aggiunto che i cristiani “devono anche essere consapevoli del nostro dovere di esercitare una solidarietà radicale con le madri e le famiglie che vivono una gravidanza difficile”. Ha infine incoraggiato “un’ampia partecipazione e sostegno a ministeri compassionevoli di guarigione post-aborto, come il Progetto Rachele, in modo che coloro che hanno sperimentato l’aborto possano ricevere guarigione e rinnovamento spirituale attraverso l’infinita misericordia di Cristo”.